Il 5 giugno 1947 George Marshall, segretario di Stato degli Stati Uniti, annunciò al mondo la decisione del governo di sostenere l’Europa attraverso un piano di aiuti economici che prevedeva lo stanziamento di circa 14 miliardi di dollari da suddividere in quattro anni. Si trattava di quello che è passato alla storia come il Piano Marshall, ufficialmente “European Recovery Program”. Gli stati che beneficiarono furono Austria, Belgio e Lussemburgo, Danimarca, Francia, Germania Ovest, Islanda, Irlanda, Italia, Paesi Bass, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Svizzera, Svezia e Turchia.
Queste le sue parole durante il discorso tenuto alla Harvard University:
“Non occorra che io vi dica, signori, che la situazione economica mondiale è molto grave. Nel considerare le esigenze della ricostruzione europea sono state esattamente valutate le perdite di vite umane, le distruzioni, ma è diventato chiaro che esse sono meno gravi dello sconvolgimento dell’intera struttura dell’economia europea. La ricostruzione europea è stata gravemente ritardata dal fatto che due anni dopo la fine delle ostilità non è stato possibile mettersi d’accordo sulle condizioni di pace con Germania e Austria. In questo modo si va rapidamente evolvendo una situazione che non promette nulla di buono per il mondo.
Il rimedio consiste nello spezzare il circolo vizioso e di dare alle popolazioni europee la fiducia nell’avvenire economico dei loro paesi. Gli industriali e gli agricoltori devono essere in grado di scambiare i loro prodotti contro valuta il cui valore deve essere costantemente fuori discussione. E’ logico che gli Stati Uniti facciano quanto è in loro potere per contribuire a restaurare nel mondo quelle condizioni economiche normali senza le quali non ci può essere stabilità politica, né sicurezza né pace. La nostra politica non è diretta contro alcun paese o dottrina, bensì contro la fame, la miseria, la disperazione o il caos.
Ogni governo che è disposto a contribuire al compito di ricostruzione troverà piena collaborazione da parte degli Stati Uniti. I governi, i partiti, o i gruppi politici che cercano di prolungare le sciagure umane per profittarne politicamente, incontreranno l’opposizione degli Stati Uniti.
Non sarebbe opportuno che il nostro governo cominciasse ad elaborare unilateralmente un programma destinato a rimettere in piedi economicamente l’Europa. Questo compito spetta agli europei. Il programma dovrebbe essere unico e costituire il risultato dell’accordo fra parecchie, se non tutte le nazioni europee”.