Nato a Bologna il 24 novembre 1950, Marco Biagi, dopo aver conseguito il diploma al liceo classico, si iscrisse a Giurisprudenza e in seguito vinse una borsa di studio in diritto del lavoro a Pisa. Iniziò a scrivere per una rivista, si avvicinò al Parito Socialista Italiano e divenne insengnante presso le università di Modena e Ferrara, nonché presso l’Università della Calabria.
Pubblicò dei volumi per Angeli editore e a metà degli anni Ottanta divenne professore straordinario di diritto del Lavoro e di Diritto Sindacale italiano e Comparato. Negli anni Novanta ricoprì diversi incarichi politici e fu consigliere di più ministeri.
Il suo omicidio, immediatamente rivendicato dalle Nuove Brigate Rosse, fu fin troppo facile per quei terroristi che la sera del 19 marzo 2002 dovettero solo puntare la pistola contro la vittima, da mesi priva di scorta e protezione:
“Se Marco Biagi avesse avuto la scorta non saremmo riusciti ad ucciderlo – affermò CInzia Banelli, ex terrorista -. Per noi due persone armate costituivano già un problema. Non eravamo abituati ai veri conflitti a fuoco. Avremmo dovuto fare più attenzione, osservare possibili cambiamenti nella situazione del professore. Dovevamo controllare che non fosse solo. Invece arrivò alla stazione di Bologna da solo”.
Marco Biagi quella sera scese alla stazione di Bologna, salì sulla sua bicicletta e avvisò la moglie del suo arrivo ignaro di quello che sarebbe avvenuto nel giro di pochi minuti. Sotto casa, infatti, due brigantisti con indosso caschi integrali spararono sei colpi nella sua direzione e si allontanarono velocemente. L’economista morì poco dopo tra le braccia dei soccorsi.
“Con questa azione combattente le Brigate Rosse attaccano la progettualità politica della frazione dominante della borghesia imperialista nostrana per la quale l’accentramento dei poteri nell’Esecutivo, il neocorporativismo, l’alternanza tra coalizioni di governo incentrate sugli interessi della borghesia imperialista e il “federalismo” costituiscono le condizioni per governare la crisi e il conflitto di classe in questa fase storica segnata dalla stagnazione economica e dalla guerra imperialista”.