Erano le 11.55 del 9 ottobre 1982 quando un gruppo di terroristi appartenenti al Consiglio rivoluzionario di al-Fath di Abu Nidal causarono la morte di Stefano Gaj Taché, un bambino di due anni, e il ferimento di 37 persone nell’attentato alla sinagoga di Roma. Quel giorno si stava celebrando il giorno della benedizione dei bambini, lo Sheminì Azzereth. All’uscita dal Tempio i fedeli furono vittime dell’assalto dei terroristi, che bloccarono le vie di fuga di via Catalana e colpirono le persone con granate e mitragliatrici. Diversi feriti e un morto, il piccolo Stefano, il primo ebreo ucciso in Italia dal 1945, che fu colpito da un colpo di mitra. Fu così che un giorno di festa si trasformò in tragedia.
I primi a soccorrere gli ebrei furono le persone scese per strada e subito dopo arrivarono polizia e ambulanza. Immediate le indagini delle forze dell’ordine, ma immediata fu anche la reazione della comunità, che accusò politici e media di averli abbandonati (ancor più grave risultò la totale assenza di protezione delle forze dell’ordine) e di essere i “carnefici” morali dell’attentato alla sinagoga di Roma.
Da tempo, infatti, andava avanti una vera e propria campagna contro Israele e gli ebrei furono anche paragonati ai nazisti. Giorni prima, poi, Arafat, leader dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) che in quegli anni tesseva le trame del terrorismo internazionale fu ricevuto con grande entusiasmo da Pertini, da Vetere e dal Papa. Solo Pannella, Spadolini (all’epoca presidente del Consiglio), e la Bonino si rifiutarono. E proprio il capo del Governo andò a verificare la situazione e fu l’unico a non essere cacciato dagli ebrei.
Solo uno degli attentatori in seguito fu arrestato. Era il 20 novembre del 1982 quando Osama Abdel Al Zomar fu arrestato in Grecia e identificato come uno dei componenti del commando. L’uomo fu condannato e scontò la pena, ma risultò inutile la richiesta di estradizione dell’Italia e alla fine di lui si persero le tracce. Nel 2008 si parlò del Lodo Moro, l’accordo – come detto da Cossiga – che avrebbero stabilito servizi segreti e terroristi palestinesi all’epoca: l’Italia non sarebbe intervenuta nelle attività dei terroristi, ma in cambio non sarebbe stata vittima di attacchi. Esclusi da questo patto furono gli ebrei di Roma.