Alemanno sui 70mila euro incassati dalla Fondazione Nuova Italia: “Non è un caso di corruzione ma di nuova povertà”
Quando Alemanno perse le elezioni nel maggio del 2013 incassò 70mila euro dalla Fondazione Nuova Italia, la questione è diventata un caso quando la Guardia di Finanza ha trovato le fatture e le ha inserite nelle carte dell’inchiesta su Mafia Capitale. In questi giorni, in un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, l’ex sindaco ha spiegato i motivi:
“Non è un caso di corruzione ma di nuova povertà. Queste fatture non sono state fatte come ingegnere“, ha spiegato Alemanno, che dopo le elezioni ha dovuto fare i conti con 400mila di buco. “Quando faccio delle attività di qualsiasi genere uso la partita Iva, ma nell’oggetto c’è scritto qualcosa come ‘collaborazione’ […]. Dopo che ho finito il mio incarico da sindaco, per un certo periodo mi è stato pagato un compenso come presidente della Fondazione perché avevo tante spese da pagare per la campagna elettorale e non avevo proprio reddito materiale”.
Poi ad Alemanno è stato anche fatto notare che i 70mila euro incassati sono stati presi dalla stessa fondazione che prendeva i soldi dalle coop di Buzzi e lui ha risposto:
“Non c’ è alcun rapporto tra i soldi che incasso io e quelli che ha donato, sempre dichiarandoli, Buzzi. Tutti i soldi delle donazioni sono stati spesi in campagna elettorale. Le mie fatture partono dopo le elezioni perse e finiscono, mi pare, a marzo del 2014, ben prima che scoppiasse Mafia Capitale“.
Non bastavano neanche i soldi del vitalizio da parlamentare perché i debiti della campagna elettorale erano maggiori. Ecco allora che Alemanno, che non prende il vitalizio da consigliere regionale in quanto si è fatto liquidare i contributi, ha venduto la casa nella Capitale e adesso farà lo stesso con la casa di famiglia al mare.
“Ho incassato poco per la crisi del mercato – ha detto in riferimento alla vendita della casa ai Parioli acquistata nel 2007 dall’Inail -, ma sono stato costretto a vendere perché così ho estinto due mutui e non è finita: mi resta ancora un prestito con una rata di 800 euro al mese. Tutto ciò però non ha nulla a che fare con l’ indagine. Io uscirò assolto dalle accuse e una cosa è certa: sono più povero di quando ho iniziato a fare il sindaco”.