Atac, la protesta continua: Or.S.A TPL e Cambi-Menti m410 scioperano il 18 marzo
Ancora una volta slitta la data dello sciopero di Or.S.A. TPL e Cambia-Menti m410, le due organizzazioni sindacali che avevano proclamato una giornata di protesta il 23 febbraio, salvo poi dover rinunciare a causa della precettazione del prefetto Gabrielli. Il primo sindacato ha prontamente risposto stabilendo una nuova data, quella del 10 marzo, ma in giornata l’ha differito a causa dello sciopero generale CUB (Confederazione Unitaria di Base) di 24 ore.
SCIOPERO ORSA TPL – Or.S.A. TPL effettuerà lo sciopero alle stesse condizioni stabilite per quello precettato (quattro ore dalle 8.30 alle 12.30) e ha ribadito che “i lavoratori di ATAC non chineranno la testa, nemmeno nell’anno giubilare ed ancor meno in vista della tornata elettorale amministrativa a Roma. Non farà imporre una tregua forzata ai numerosi conflitti sociali e sindacali conseguenti alle fallimentari gestioni politiche dell’amministrazione cittadina e delle aziende ad essa collegate, garantendo alla stragrande maggioranza dei lavoratori di esprimere tutto il loro dissenso, aderendo massicciamente alla protesta promossa”.
SCIOPERO CAMBIA-MENTI M410 – Per il sindacato capitanato da Micaela Quintavalle le ragioni che hanno portato il prefetto Gabrielli a precettare (censurare è la parola utilizzata nel comunicato stampa, ndr) lo sciopero del 23 febbraio sono troppo deboli e vanno contro quanto stabilito nella moratoria firmata dagli stessi sindacati in vista del Giubileo. Cambia-Menti m410, infatti, sottolinea quanto segue:
“Il fatto grave non sta tanto nella precettazione che è nelle prerogative del prefetto, ma sono le circostanze che gettano ombre sui diritti democratici. Siamo nell’anno giubilare e come tutti sanno i sindacati hanno firmato una moratoria con quale accettano di non indire scioperi per tutta la durata dell’evento, salvo però, una ventina di date nelle quali si poteva ricorrere allo sciopero. Se però, su queste poche date si comincia a precettare, possiamo candidamente affermare che il diritto è di fatto sospeso, con buona pace dei firmatari che ormai sottoscrivono tutto senza batter ciglio, tanto che qualcuno comincia a chiamarli i “firmacati”. La politica non riesce o non vuole trovare soluzioni all’annoso problema del trasporto pubblico e sospende tutto: anche i diritti costituzionali! Circa il rispetto delle regole poi troviamo alquanto scandaloso il silenzio dei sindacati firmatari del famoso accordo del 17 luglio, nel quale la maggior parte dei punti sottoscritti ad oggi non sono stati rispettati. Noi continueremo a contestare l’intero impianto dell’accordo ritenendolo oltremodo punitivo verso una categoria che da anni opera tra mille disagi. Soprattutto reclamiamo investimenti seri che sono, guarda caso, responsabilità politica, la stessa oggi che limita i diritti costituzionali”.