Edy Onazi sta tornando protagonista grazie all’arrivo di Simone Inzaghi in panchina. Il nigeriano, infatti, con Pioli non ha mai trovato grande spazio e, invece, il cambio in panchina l’ha riportato a conquistarsi la maglia da titolare. Ai microfoni de Lazio Style Radio ha commentato:
“Sono contento se andiamo bene, e la squadra vince. Finiamo il campionato con il sorriso. Non è facile rientrare in partita se non entri in campo da un po’, e se non giochi devi comunque restare positivo e allenarti bene, così sei pronto per giocare quando ti chiamano. Io voglio diventare un calciatore professionista ancora più serio, mi alleno sempre bene, con precisione e dedizione. Voglio crescere professionalmente ancora di più”.
SUL GRUPPO E INZAGHI – “Tra di noi scherziamo molto, Inzaghi è un allenatore molto intelligente. Lui fa le scelte in base a come ti sei allenato in campo durante la settimana devi e tu devi anche fargli vedere come giocheresti. Poi, dopo gli allenamenti lui sceglie. Come rapporto con i giocatori è stato fantastico, quando è arrivato, in campo, con me non aveva mai parlato. Prima della partita ci siamo parlati, mi ha detto quel che dovevamo fare e non dovevamo fare, quello che voleva vedere in campo e quello che non voleva. Questo rapporto c’è solo durante l’allenamento e in partita, è uno subito chiaro. Ed è molto meglio così, si parla poco e si lavora molto”.
SUL SUO ARRIVO ALLA LAZIO E IL RAPPORTO CON KEITA – “Ho giocato in Primavera con Cataldi e Keita e mister Bollini. Quando sono arrivato qui non è stato facile, la lingua è difficile. Prima di uscire da casa mia in Nigeria, i miei genitori mi hanno detto che diventare un grande giocatore non sarebbe stata una cosa facile, mi ha detto che sarei dovuto diventare un ragazzo serio e preciso, perché sarei stato da solo una volta fuori da casa. Il rapporto con Keita è molto bello, lui è mio fratello, quando è arrivato qui, gli ho detto che se voleva rimanere doveva fare tutto il possibile per diventare un professionista e per arrivare in Prima Squadra, era un ragazzo molto giovane, però mi ha ascoltato. Ora è felice e disponibile con la squadra, tante volte ci siamo parlati. Siamo in Prima Squadra insieme, giochiamo insieme e siamo felici. Io ho avuto il suo stesso percorso, però un po’ prima di lui”.
SU KLOSE – “Non ho mai visto un professionista come Miro in tutta la mia vita. Se avessimo tre o quattro Klose in squadra le vinceremmo tutte segnando cinque gol a partita. Lui non pensa a fare gol da solo, lui pensa da squadra prima ancora di essere entrato in campo. Se vede che uno sta bene, o è posizionato bene, lui passa la palla e ti manda in rete. In allenamento fa tutto, è preciso con l’orario, parla su come bisogna fare le cose, mi ha sempre aiutato molto, decidiamo come passarci la palla, se è meglio in un modo o nell’altro. Va via per ultimo. Non ho mai giocato con un professionista così. Lui ha quasi 38 anni, io ne ho 23: se lui corre 50 metri, io devo farne almeno 100, perché uno così mi stimola e mi dà una forza incredibile”.
SULLA COPPA ITALIA E IL GOL AL NAPOLI – “Il ricordo della Coppa Italia è una cosa bellissima e non si può dimenticare, non solo per la Coppa, ma anche perché abbiamo vinto contro la Roma. Totti, con me a centrocampo, non ha toccato un pallone.
Il gol contro il Napoli della scorsa stagione è stata una cosa che non dimenticherò mai, soprattutto perché quando siamo tornai a Formello, in piena notte, i tifosi mi hanno fatto piangere. Sono stati qui da mezzanotte, mentre aspettavano il nostro rientro da Napoli. Ho segnato quel gol, ma Dio lo ha segnato con me. Avevo giocato poco, mancava un quarto d’ora, e Dio mi ha aiutato, perché io prego sempre per avere un’opportunità per dimostrare il mio lavoro. Io sono figlio di Dio, quando sei preciso e lavori lui ti aiuta e non mi poteva lasciare in quel momento”.