I Mondiali del 1966 si svolsero in Inghilterra dall’11 al 30 luglio e furono anticipati e seguiti da una lunga serie di polemiche, come ad esempio la stessa assegnazione, facilitata sicuramente da Sir Stanley Rous, inglese che all’epoca guidava la FIFA, e le varie decisioni arbitrali volte a favorire la nazione della regina Elisabetta II. Quella fu una delle edizioni dei Mondiali meno spettacolari e si concluse proprio con la vittoria dei padroni di casa.
Non eccelse neanche l’Italia, che ricorda i Mondiali del ’66 come quelli che la videro incapace di superare la fase a gironi. Gli Azzurri, infatti, iniziarono vincendo contro il Cile per 2-0, vendicando la cosiddetta “battaglia di Santiago”, l’incontro giocato tra le due Nazionali quattro anni prima e vinto dai sudamericani, ma poi caddero contro l’URSS e, infine, proprio contro la Corea del Nord, segno della disfatta della spedizione in terra inglese. A realizzare il gol che segnò la sconfitta e l’eliminazione dal torneo fu Pak Doo Ik, che trafisse Albertosi con una rasoiata dal limite dell’area.
Tante le polemiche, soprattutto perché il ct Fabbri perse il controllo della situazione e contro gli orientali fece giocare Bulgarelli, giocatore che contro l’URSS rimediò un infortunio. Ma questo non lo fece desistere, lo inserì e sbagliò dato che dopo mezz’ora il fantasista fu costretto ad uscire. Il risultato fu che per più di 45′ l’Italia giocò in 10 (non c’erano le sostituzioni) e la partita, sulla carta facile, finì con l’incredibile eliminazione italiana. Tante le accuse reciproche nel post partita e quelle che seguirono il 24 luglio, quando giocatori e staff tornarono da Londra. E nell’immaginario quella sconfitta divenne una vera e propria vergogna, il simbolo della disfatta.