Il 20 luglio 1866 Regno d’Italia e impero austriaco si sfidarono nella battaglia di Lissa, il primo vero scontro navale che vide l’impiego di navi a vapore corazzate e che rientrò nella guerra austro-prussiana (Italia impegnata in quanto alleata della Prussia, ndr).
La battaglia iniziò alle prime luci del 20 luglio, quando fu avvistata la flotta austriaca che, nonostante l’inferiorità, riuscì ad avere la meglio. La flotta italiana, infatti, era composta da 12 corazzate e 17 vascelli, mentre quella avversaria si componeva di 7 corazzate e 11 navi in legno.
Sebbene entrambe le fazioni non fossero dotate di grande preparazione tecnica, quella italiana fallì anche a causa dello scarso addestramento dell’equipaggio a disposizione e dei dissidi tra i vari comandanti. Fu con l’affondamento di due corazzate che gli italiani decisero di ritirarsi, segnando un’altra pagina negativa nella storia risorgimentale nostrana. La sconfitta, infatti, proprio come quella di Custoza, provocò indignazione tra la gente e portò Depretis a decidere di sottoporre a giudizio i comandanti, rei di non aver svolto i propri compiti.
Il bilancio finale fu di 620 morti, 161 feriti e due navi affondate per la flotta del Regno d’Italia, mentre gli austriaci contarono 38 morti e 138 feriti.