Era il 5 agosto 1981 quando lo Stato italiano abrogò l’articolo 544 del Codice penale con la legge n. 442. Fino ad allora in Italia la violenza sessuale non era considerato un crimine nei confronti della vittima, ma un delitto contro la moralità familiare e il buon costume e grazie all’articolo 544 il colpevole vedeva estinguersi il reato commesso in caso di matrimonio riparatore (pagando spese e senza la dote).
Di fatto, la vittima – spesso minorenne – si vedeva, per salvare l’onore della famiglia, costretta a sposare il proprio aguzzino. Senza contare che nei casi di rapimento si iniziò a pensare che tra rapitore e rapita ci fosse un accordo per mettere le famiglie davanti all’atto compiuto e far sì che l’unione dei due venisse accettata.
Fece scalpore, invece, il caso di Franca Viola, la prima donna a rifiutare di sposare il proprio violentatore, Filippo Melodia, denunciando rapimento e violenza subita. E, nonostante l’episodio e la decisione della giovane siciliana diede una grande spinta all’evoluzione civile in Italia, fu necessario aspettare altri 15 anni prima tale usanza venisse abolita.