Teodora Porfirogenita, nata nel 984, era la figlia di Costantino VIII e di Elena e fu basilissa l’imperatrice bizantina con la quale si estinse la dinastia armeno-macedonica visto che non si sposò e non ebbe figli.
Per lei, quando era ancora giovane, si prospettò l’idea di un matrimonio con Ottone III, l’allora imperatore del Sacro Romano Impero, ma quest’ultimo morì e lei in seguito rifiutò le nozze con Romano III Argiro, sfidando apertamente il padre e si ritirò in convento, salvo poi tornare al centro della vita imperiale quando salì al trono insieme alla sorella Zoe, che nel frattempo si era sposata proprio con Romano. Tra le due i rapporti erano tutt’altro che facili e, infatti, Zoe – che da sempre avvertiva una sorta di rivalità nei suoi confronti – assunse una delle guardie del merito per spiare la sorella e fu proprio lei a imporle di prendere i voti dopo essere stata accusata di complotto.
Tuttavia, il suo ritorno fu necessario dopo il tentativo di Michele V di salire al trono e, nonostante Zoe non richiedesse la sua presenza, furono il senato di Costantinopoli e la gente a imporla e le due regnarono insieme, anche se più volte ci fu il tentativo di estrometterla. Ma lei, più risoluta, si occupò da subito del tentativo di usurpazione messo in atto da Michele V. Poco dopo Zoe la fece nominare imperatrice dei romani, carica che tenne dal 19 aprile 1042 alla sua morte. Ufficialmente furono co-regnanti, ma in realtà fu lei principalmente a gestire l’impero: insieme promulgarono leggi contro la compravendita di cariche pubbliche, si occuparono dell’amministrazione civile e riordinarono quella militare.
I disaccordi tra Teodora e Zoe, però erano evidenti e questo portò il senato a dividersi in due fazioni. La sorella maggiore, per far sì che la seconda non prendesse il sopravvento, si sposò un’ultima volta con Costantino IX e questa mossa causò l’esclusione di Teodora dalle scelte di governo, ma non le fece perdere la fiducia di chi credeva in lei.
Zoe morì nel 1050. Costantino IX nel 1055 e lei, ormai 75enne, tornò a Costantinopoli, rivendicò i suoi diritti e salì al trono. Ordinò immediatamente di reprimere gli abusi amministrativi, controllò la nobiltà e cercò di portare avanti un governo risoluto fino alla sua morte, che avvenne il 31 agosto 1056.