Francesco Totti non ha bisogno di presentazioni. Lui è il capitano della Roma, il simbolo della società giallorossa da oltre vent’anni. Nato a Roma il 27 settembre 1976 e cresciuto a Porta Metronia, sin da piccolo mostrò un certo interesse verso il calcio e la prima maglia che vestì fu quella della Fortitudo, squadra per la quale giocò tra il 1983 e il 1984. Passò poi alla Smit Trastevere per due anni e alla Lodigiani, dove mosse i primi passi verso il calcio che conta. Fu lì, infatti, che gli allenatori gli diedero una posizione ben precisa, quella del centrocampista offensivo e allora il suo talento non passò inosservato, tanto che due emissari del Milan provarono a portarlo sotto l’ombra della Madonnina, ma senza successo perché pochi mesi dopo arrivò il trasferimento della vita, quello che segnò l’inizio della sua avventura a tinte giallorosse.
Partito dalle giovanili – vinse lo scudetto Allievi -, grazie alle sue doti tecniche riuscì a farsi notare dalla prima squadra e il 28 marzo 1993, a pochi minuti dal 90′, Boskov lo fece entrare al posto di Rizzitelli. Per il primo gol in Serie A, invece, bisognò aspettare il 4 settembre 1994, quando Mazzone lo schierò tra i titolari contro il Foggia e fu ricompensato alla mezz’ora di gioco. E proprio quel mister fu fondamentale per la sua crescita:
“Rimasi colpito fin da subito. In quella squadra c’era gente come Balbo, Fonseca, Giannini, Thern. Francesco aveva un modo di giocare già da grande calciatore. E aveva appena 17 anni. Incredibile. Ero protettivo nei confronti di Francesco, non volevo che crescesse altezzoso, arrogante: a me interessava soprattutto la professionalità e l’umiltà del ragazzo. Ebbi un filo diretto anche con la famiglia: parlai a lungo con la mamma e il papà, anche perché Francesco tendeva a ingrassare ed era fondamentale stare attenti anche al cibo”.
A Trigoria, in una piazza complessa come quella romana, stava nascendo una stella, ma la sua strada non fu sempre in discesa perché quanto Sensi chiamò Bianchi in panchina, quest’ultimo si convinse di voler cedere il giovane e la Sampdoria e l’Ajax tentarono il colpaccio. Tutto inutile, però, dato che proprio in una partita contro la squadra olandese il romano impressionò. La vicenda si concluse con l’esonero di Bianchi e la dichiarazione di amore eterno di Totti, pronto a vestire la maglia della Roma fino a fine carriera. Da Liedholm traghettatore fino a fine stagione a Zeman, l’allenatore con cui il capitano maturò definitivamente. La Roma vide in lui un nuovo punto di partenza e gli diede la maglia numero 10, quella che ancora oggi gli appartiene.
Intanto cominciarono ad accendersi i riflettori sul giocatore, si discuteva sul suo vero ruolo e se ne parlò anche in orbita Nazionale nel 1998, anno in cui per la prima volta indossò la fascia da capitano al braccio. La società iniziò a sognare in grande, portò Capello in panchina e Totti nella stagione 1999/2000 vinse il premio come Migliore calciatore giovane. Tuttavia, la soddisfazione più grande arrivò l’anno successivo quando la squadra – trascinata dal trio delle meraviglie formato da Batistuta, Montella e Totti – conquistò il terzo scudetto all’ultima giornata, vincendo in casa per 3-1. Uno stadio Olimpico gremito festeggiò così il successo della squadra e il Capitano entrò nella lista dei candidati al Pallone d’oro, raggiungendo il quinto posto. Nell’agosto di quello stesso anno Totti alzò al cielo anche la Supercoppa italiana.
La stagione successiva fu più travagliata perché il numero dieci risentì sempre di qualche problema fisico, mentre negli anni che seguirono fu schierato come punta e riuscì a mettere a segno prima 14 gol e poi ben 20. L’AIC, allora, nel 2003 gli riconobbe due premi, quello come Miglior calciatore italiano e quello come Miglior calciatore assoluto.
Nel 2005 arrivò Spalletti in panchina e lui fu schierato stabilmente nel ruolo di centravanti, ma a pochi mesi dall’inizio del Mondiale subì un grave infortunio nella sfida contro l’Empoli e si ruppe il perone. Alla fine partì per la spedizione tedesca e tornò vincitore.
L’anno successivo riuscì a vincere la Scarpa d’oro come attaccante più prolifico d’Europa, conquistò il secondo posto in campionato e vinse la prima Coppa Italia nella doppia sfida contro l’Inter. Sempre contro i nerazzurri vinse anche la Supercoppa italiana nel 2007 e l’anno successivo la squadra di aggiudicò nuovamente la Coppa Italia.
Dal 2009 cominciò la caccia ai record personali: prima superò Amedeo Amedei nella classifica dei marcatori e divenne il miglior realizzatore di sempre della Roma, poi nella stagione 2010/2011 superò Nordahl nella classifica dei migliori realizzatori con la stessa maglia, nella stagione 2012/2013 salì al secondo posto nella classifica dei migliori marcatori della Serie A e il 20 settembre 2014, grazie al gol siglato contro il Manchester City in Champions League, è diventato il marcatore più anziano della competizione europea (statistica migliorata poi nel novembre di quello stesso anno grazie al gol contro il CSKA Mosca). Nel 2015, poi, è diventato anche il miglior marcatore dei derby, con 11 gol in 40 partite disputate.
Con il ritorno di Spalletti in panchina, il Capitano non ha trovato molto spazio, prima a causa di problemi fisici, poi a causa di scelte tecniche che hanno creato non poco scompiglio in casa giallorossa, soprattutto perché – anche se poco utilizzato – anche da subentrato è riuscito a risultare decisivo.
Parlare di Totti significa parlare di una grande fetta della storia della Roma, di un’icona del calcio – è considerato tra i giocatori italiani più forti di sempre – che ha fatto e fa emozionare i proprio tifosi, pronti a rendergli il giusto omaggio quando – salvo ulteriori cambiamenti – a fine stagione appenderà gli scarpini al chiodo. E la sua speranza, quando si parlerà della sua carriera, è una:
“Spero di aver rappresentato il Club al meglio delle mie possibilità ed aver innalzato i colori della Roma il più in alto possibile vincendo lo scudetto e giocando nella Champions League. Spero siate fieri di me.Molti mi chiedono, perché hai passato tutta la tua vita a Roma? Roma rappresenta la mia famiglia, i miei amici, la gente che amo. Roma è il mare, le montagne, i monumenti. Roma, ovviamente, è anche i romani. Roma è il giallo e il rosso. Roma, per me, è il mondo. Questo Club e questa città sono stati la mia vita. Sempre”.