E’ tra le cose più perfette del melodramma seicentesco, Dido and Aeneas di Henry Purcell. E non è certo assidua nei cartelloni dei teatri, questa geniale operina del 1689 che fa di Purcell il Monteverdi d’Oltremanica, neanche nella nativa Inghilterra. Anche per la sua relativa rarità d’esecuzione (“per non limitare il repertorio del nostro teatro al grande melodramma fra Sette e Ottocento”, ha detto il sovrintendente del Costanzi, Carlo Fuortes), Dido sbarca all’Opera di Roma dal 14 al 18 settembre, per la riapertura stagionale e nell’ambito del RomaEuropa Festival. In una versione molto speciale: quella berlinese dell’Akademie für Alte Musik con regia e coreografie di Sasha Waltz.
La produzione berlinese è una forbice molto aperta: per un verso il teutonico rigore filologico della parte musicale (eseguita su strumenti antichi, ça va sans dire) a cura di uno degli ensemble più accreditati al mondo sul terreno della musica barocca; all’altro capo la più anticonvenzionale delle regie-scenografie-coreografie: un groviglio fluido e continuo di soli corpi che fluttuano e s’intrecciano in aria e in acqua. Sempre danzando (l’opera del tardo ‘600 era piena di danza, anche se di tutt’altro tenore) e con la danza creando – dice la Waltz – “un solo, grande corpo, all’interno del quale si sviluppano molti modi di raccontare la stessa storia”; in funzione “mai decorativa” ma in quanto “linguaggio che arricchisce sempre di nuove informazioni” l’opera.
Riuscirà il rarefatto, cangiante minimalismo formale della Waltz con la sua Tanzcompagnie a far corpo unico con la plasticità del testo musicale purcelliano? Non resta che andare a sentire e vedere. Certo è che ambedue le parti del binomio meritano il biglietto già prese ciascuna per proprio conto: la bellezza delle coreografie e la bravura dei ballerini sono uno spettacolo in sé; il teatro musicale di Purcell ha un’evidenza espressiva di livello monteverdiano, come si diceva, e per immediatezza e corposità melodica fa già pensare a Händel.
Dido and Aeneas di Henry Purcell va in scena mercoledì 14 settembre alle 20, giovedì 15 alle 20, sabato 17 alle 18 e domenica 18 alle 16.30.