All’alba del 7 dicembre 1941 cambiò la storia della seconda guerra mondiale. Fu quello, infatti, il giorno in cui andò in scena l’attacco di Pearl Harbor, una base navale statunitense situata nelle isole Hawaii.
Non ci fu una vera e propria dichiarazione di guerra, ma la cosiddetta “operazione Z” od “operazione Hawaii”, fu studiata nei minimi dettagli e negli anni più volte è stato ripetuto che in realtà gli Stati Uniti nei mesi precedenti provocarono la potenza asiatica (il cosiddetto piano McCollum, teoria del contratto) e che più volte mostrarono la volontà di entrare in guerra sotto la presidenza di Roosvelt, deciso ad abbandonare l’isolazionismo e la neutralità che caratterizzarono l’atteggiamento del paese oltreoceano.
“Ieri, 7 Dicembre, data che resterà simbolo di infamia, gli Stati Uniti d’America sono stati improvvisamente e deliberatamente attaccati da forze aeree e navali dell’impero giapponese…” (Roosvelt)
Quell’attacco improvviso guidato dall’ammiraglio Isoroku Yamamoto aveva un obiettivo ben preciso: distruggere l’intera flotta statunitense nell’oceano Pacifico e proprio per questo furono ben 350 gli arei messi in campo dai giapponesi, che riuscirono quasi totalmente nel loro intento. L’operazione, infatti, fu un successo, ma non fu possibile affondare le portaerei in quanto non presenti nel porto. Alle 7.49 iniziarono gli attacchi e alla fine furono ben tre le corazzate affondate e arenate, sette navi subirono gravi danni, due danni recuperabili e altre quattro lievi danni. I morti furono altre 2mila e i feriti oltre mille. Fu quell’evento a trasformare il conflitto in una vera e propria guerra mondiale.