Il Messaggero oggi ha pubblicato un articolo intitolato “Campi rom da chiudere entro il 31 gennaio 2017. Il piano del Campidoglio” e si è così tornati a parlare di un’emergenza che colpisce Roma e che anche la precedente amministrazione, quella guidata da Marino, aveva intenzione di affrontare procedendo con la chiusura.
Anche la giunta Raggi ha tutte le intenzioni di far chiudere i campi rom e per questo, entro il prossimo 31 gennaio, si impegnerà nella ricerca delle modalità più idonee per portare alla graduale chiusura dei campi rom presenti nel territorio.
Per la chiusura, a differenza di quanto scritto nel titolo del giornale, i tempi, come è facile immaginare, saranno più lunghi, ma intanto è scoppiata la polemica perché lo smantellamento dei campi mette tutti d’accordo, ma la possibilità che i nomadi possano poi essere spostati nelle case comunali fa discutere e diversi esponenti, da Santori a Ghera, che hanno immediatamente manifestato il proprio dissenso. Si è aggiunto al coro delle proteste anche Valerio Garipoli, capogruppo di FdI nel Municipio XI:
“La delibera parla chiaramente di chiusura dei campi nomadi ma anche di inclusione economica e sociale della comunità rom, rendendo permanente la loro presenza attraverso interventi integrati nell’ambito di politiche di inclusione sociale con particolare attenzione alle situazioni di povertà, salute, emergenza abitativa, istruzione e lavoro. Quattro assi d’intervento ben precisi e delineati senza alcun riferimento alle politiche di espulsione e/o vincoli necessari e fondamentali al percorso d’integrazione. Tale percorso – prosegue Garipoli – sembra esser confermato anche da alcuni elementi di queste settimane come: 1) la Determinazione Dirigenziale del 21 dicembre 2016 con cui l’assessora ai servizi sociali della Giunta Raggi Laura Baldassarre ha disposto la sospensione in autotutela di due Bandi di gara, uno per l’affidamento dei servizi di gestione dei sei campi Rom già esistenti, l’altro per il reperimento di una nuova area attrezzata per soli rom, per un totale di quasi 8 milioni di euro; 2) la nomina di una consulente – Monica Rossi – esperta di tematiche relative ai rom arruolata nello staff dell’assessora Baldassarre a 30 mila euro l’anno; 3) l’accordo siglato dal neo nominato dalla sindaca Raggi vicecomandante della Polizia di Roma Capitale con i rom del campo di Via Salviati”.
LA PROTESTA – “Tutto questo è assurdo. La soluzione di garantire istruzione, salute, lavoro e abitazione – conclude Garipoli – paragonando e mettendo sullo stesso piano tutte le situazioni del passato e presente non porta alcun rispetto per i cittadini italiani. I campi nomadi vanno chiusi e chi non è in grado di stare sul nostro territorio deve esser riaccompagnato nel suo paese d’origine o al massimo sostare in aree apposite e in un arco temporale circoscritto di massimo 6 mesi. Soltanto chi ha garanzie anagrafiche, economiche, nessun carico pendente ed almeno un percorso/ciclo di studi allora potrà inserirsi come nucleo familiare nelle liste di edilizia residenziale pubblica (ERP) di Roma Capitale rispettando però la graduatoria già in essere e le tante famiglie in attesa da decenni”.