La conquista del Polo Sud va attribuita a Roald Amundsen, che vi fissò la bandiera norvegese il 14 dicembre 1911, ma è Robert Falcon Scott a essere entrato nella storia. I due si sfidarono e avviarono le due spedizioni per entrare nella leggenda, ma mentre il primo tornò a casa e rese pubblica la scoperta il 7 marzo 1912, il secondo morì nel viaggio di ritorno.
“Fossimo sopravvissuti, avrei avuto una storia da raccontarvi sull’ardimento, la resistenza e il coraggio dei miei compagni che avrebbe commosso il cuore di ogni britannico”.
Robert Falcon Scott divenne così un eroe, ma fu anche accusato di aver preparato con poca cura la spedizione. Fece grande affidamento sulle motoslitte, ma queste ultime si guastarono e la sua squadra ebbe problemi anche con il rifornimento di cibo e con la comunicazione. Tuttavia, il 17 gennaio 1912 lui e altri quattro compagni giunsero al Polo Sud e con l’amarezza degli sconfitti piantarono la bandiera inglese.
Era tempo di tornare e qui iniziarono i veri problemi visto che il clima peggiorò ulteriormente e la spedizione cominciò a perdere uomini. Le sue ultime annotazioni sono datate 29 marzo 1912:
“Fuori dalla tenda imperversa la tempesta. Non credo possiamo sperare in un miglioramento della situazione. Combatteremo fino all’ultimo, ma ovviamente siamo sempre più deboli e la fine non può essere lontana. È un peccato, ma non penso di poter scrivere di più. Per l’amor di Dio, prendetevi cura delle nostre famiglie”.
Otto mesi dopo, il 12 novembre 1912, Scott e il suo equipaggio furono ritrovati all’interno della tenda in cui si erano riparati. Si trovavano a 11 miglia di distanza da uno dei depositi da loro costruiti.
