Dovevano presentarsi i vari settori dello stadio Olimpico stasera per Lazio-Milan con le famose domande al presidente Claudio Lotito. E invece gli striscioni dei tifosi della Lazio sono stati tutti bloccati dopo i contatti tra la tifoseria organizzata e la questura. La decisione è del Gos (Gruppo Operativo di Sicurezza), l’organo che 24 ore prima di ogni partita ha il compito di controllare che gli striscioni che saranno esposti all’interno degli stadi non contengano messaggi offensivi o diffamatori. Uno stop che ha fatto decidere ai tifosi biancocelesti della Curva Nord di non entrare allo stadio fino a fine stagione. La tifoseria accusa Lotito di aver spinto affinché venissero censurati, anche se il club smentisce: “Non abbiamo esercitato alcuna pressione, sono decisioni che competono alla Questura”.
La decisione della Curva Nord è arrivata nel tardo pomeriggio con un comunicato. Unico strappo alla regola l’evento “Di padre in figlio” in programma il prossimo 12 maggio. Ad esprimere l’amarezza è Marco Nano, esponente della Curva Nord, intervenuto ai microfoni di Radio Sei: “E’ pesante fare il punto della situazione perché è da ieri che siamo nervosi e delusi e purtroppo non ci è stata data la possibilità di far entrare gli striscioni di carta. E’ stata fatta una legge qualche anno fa che prevedeva questo però è una legge estremamente restrittiva tant’è che in molti lo avevano capito e hanno allargato le maglie ma non solo per noi ma per tutta la serie A, per tutti i campionati e per tutti i campi. Sono sempre stati esposti gli striscioni di carta fino ad una settimana fa e anche oggi sicuramente sugli altri campi ci saranno. E’ stata applicata la legge alla lettera nei nostri confronti e noi pensiamo che è stata fatta una pressione su di noi e che la legge viene applicata alla lettera solo in questo caso. Viene applicata, fatalità, in occasione di questa partita dove c’è una contestazione fatta con degli striscioni. Questa è la terza forma di protesta che attuiamo e le abbiamo fatte tutte nella legalità, senza andare fuori dalle righe perché quello che vogliamo è non sminuire la nostra protesta con atti che possono essere interpretati male e che potrebbero far cadere tutto. Ecco perché abbiamo protestato in occasione di Lazio-Sassuolo, abbiamo chiesto di non andare allo stadio per Lazio-Atalanta e questa era l’occasione per entrare e fare quello che avevamo detto. Se neanche possiamo più contestare e non ci viene data la possibilità di esprimere il nostro pensiero si va proprio oltre il discorso ultras e tifoso ma si parla di libero cittadino. E’ uno sporco gioco che non ci va più di fare. Se bisogna entrare allo stadio a testa bassa, solamente per battere le mani e senza poter avere il modo di poter dire la propria opinione a noi non va più, ci sentiamo spogliati di tutto. Già da oggi c’è l’intenzione di non entrare, andremo fuori lo stadio perché c’è la voglia di esporre gli striscioni all’esterno, perché ripeto è una cosa totalmente nella legalità e si deve esprimere il proprio pensiero, è l’articolo 21 della Costituzione che tutti stanno citando in questo momento”.
“E’ stata una scelta dolorosa, noi del gruppo abbiamo deciso di non entrare. Invitiamo tutti a non entrare, senza obbligare nessuno, ognuno è liberissimo di entrare o meno – ha dichiarato Paolo, altro esponente della Curva, sempre ai microfoni di Radio Sei – Invitiamo anche chi dovesse entrare in Curva ad andare via a fine primo tempo. E qui mettiamo il punto alla nostra stagione allo stadio, ci torneremo solamente il 12 maggio. Ci sentiamo presi in giro, andando allo stadio rafforziamo solo il presidente. E’ una decisione dolorosa, ma non vediamo altre soluzioni”.
Roma, 23 marzo