Sabato 12 aprile: pomeriggio di paura per tanti turisti, che, al centro di Roma, si sono trovati coinvolti negli scontri. Per tanti doveva essere un semplice sabato di primavera: un giro per compere o solo una passeggiata. Invece per chi si è avventurato in via del Tritone o a piazza Barberini non è stato così. E si sono viste madri con passeggini che cercavano rifugio in locali sprangati per non far entrare i facinorosi, ragazze che tranquillizzavano i propri cari al telefono, persone che piangevano spaventate dalla violenza scoppiata all’improvviso.
Si era parlato di un corteo pacifico, ma come abbiamo attraverso i telegiornali e le riprese che sono circolate su internet, non è stato così. Ha voluto puntualizzare il sindaco Ignazio Marino: “Il diritto a manifestare non può trasformarsi negli atti di violenza a cui abbiamo assistito nel centro di Roma, una violenza che non è solamente fisica, ma colpisce con forza l’intera città”.
Numerosi turisti si sono trovati prigionieri nei loro alberghi, per non parlare di chi ha pensato a un attentato quando sono iniziate ad esplodere le bombe carta. Tanti commercianti hanno preferito chiudere le saracinesche piuttosto che rischiare di avere le vetrine distrutte. Tutto è diventato un’arma in mano agli incappucciati, dalla bandiera all’ombrellone del venditore di bibite. E alla fine di tutto questo che cosa è rimasto? Un tappeto di giacche blu calpestato dai turisti increduli e sbigottiti usciti dai locali dove si erano rifugiati.
Roma, 14 aprile