Hanno iniziato dieci anni fa, rubando il rame con cui erano fatte le grondaie dei palazzi, proseguendo poi con i convogli ferroviari. Adesso, i ladri di rame, però, si sono spinti oltre e fra gli obiettivi delle razzie ci sono anche le centraline della Telecom e dell’Acea; la cartellonistica stradale, oppure le bobine elettriche dei ponti levatoi, dotati di pompe. Un mercato clandestino quello dell’oro rosso, diventato ormai una vera e propria piaga, con danni quantificati per milioni di euro. Dall’inizio dell’anno sono stati già divorati, infatti, qualcosa come 80 km di fili di rame appartenenti all’illuminazione stradale. Il profilo ideale del ladro è generalmente quello di un romeno, che opera durante la notte.
“Chi ruba il rame spiega un investigatore ha sempre precedenti specifici. Perché per mettere a segno questo tipo di furti bisogna davvero essere specializzati”, spesso sono originari della Romania. Un lavoro altamente remunerativo, che oltretutto richiede una forte “specializzazione”; nello specifico quello di attuare particolari “manovre” nel più breve tempo possibile.
Al momento, i principali obiettivi dei ladri di rame sono diventate le centraline dell’Acea e della Telecom, gli ultimi “forzieri” presi di mira e sparsi per la città.
Queste le modalità con cui i ladri eseguono nello specifico la razzia del rame: Il primno passo è interrompere la corrente elettrica all’interno della cabina, lasciando al buio pure un intero quartiere o zona. Una volta generato il blackout vengono aperte le cassette di derivazione e se tranciano i cavi, resi inoffensivi inizialmente. Così i predoni del rame sfilano da sotto terra il loro bottino, chili e chili di oro rosso, portandolo via in un tempo che varia dai sei ai quindici minuti. Successivamente, dopo la fuga, c’è il “lavaggio” del rame nei campi. I fili contenuti in una guaina in plastica vengono bruciate sulla fiamma di un fornello da campeggio. Liberati così i fili, questi sono finalmente pronti per essere venduti.
Ma chi sono i “compratori”? Imprenditori edili, sia italiani, che stranieri, disposti a pagare almeno sette euro al chilo. Considerando che ogni notte ne vengono rubati in media circa 200300 chili, il calcolo del guadagno è presto che servito grazie ad una semplice moltiplicazione. I costi, al pari dei guadagni, sono d’altronde anche quelli inestimabili: a quelli necessari per il ripristino del servizio, infatti, va aggiunto quello del disagio causato nei quartieri che rimangono al buio, che devono rinunciare all’illuminazione stradale per settimane, se non mesi. Emblematico quanto accadsuto a Casal Palocco tempo fa: un intero quartiere, depredato, rimase al buio per giorni e giorni e, quando i cittadini chiamarono l’Acea per chiederne l’intervento, questa rispose che non prima di otto mesi sarebbe potuta intervenire.
A quel punto pur di non rimanere al buio, i cittadini di Casal Palocco hanno deciso di acquistare loro stessi i fili di rame, messi poi a disposizione dei tecnici dell’azienda. In questo caso il blackout è durato due mesi, ma è finito, almeno, con la cattura, da parte dei carabinieri della compagnia di Ostia, diretti dal maggiore Sebastiano Arena, di una coppia di romeni, beccati in flagrante con due grandi buste piene di rame rubato in quella strada. Un lieto fine durato fino all’arresto successivo, dove gli stessi ladri, quando i due uomini sono stati fermati in una strada a Vitinia.
Roma, 29 aprile