Marco Iossa è un dipendente del Mc Donald’s di piazza di Spagna ed è malato di diabete da quando aveva quattro anni e fin qui nulla di strano: grazie ad un iniezione di insulina la patologia in questione può essere tenuta sotto controllo. Oggi l’insulina può essere assunta attraverso degli infusori, uno strumento di facile utilizzo che permette a persone come Marco di auto-somministrarsi l’insulina. Lo stesso strumento che è costato a Marco la sospensione dal servizio per un giorno perché scambiato per un cellulare. Oggi i colleghi di Marco hanno protestato davanti al Fast Food della nota piazza romana. “Succede solo da Mc Donald’s” recitava uno dei cartelli di questa mattina, ironizzando sullo slogan delle famosa pubblicità.
La battaglia contro il colosso americano è iniziata il 17 ottobre del 2013, un giorno in cui il ragazzo, 31 enne, copriva ben 5 postazioni in cucina anziché una, senza per questo lamentarsi, almeno finché non si è sentito poco bene. A quel punto, il giovane ha preso la sua macchinetta per l’insulina fornita di un allarme acustico. Di fatto il gesto ha determinato un un richiamo da parte della vice direttrice.
Lo strumento rilascia insulina attraverso un tubo sottile e un’ago-cannula posta sottopelle che vibra e suona e che proprio per questo motivo la vice ha scambiato per un telefonino, riprendendo il dipendente. Successivamente, Il 18 ottobre, il direttore ha consegnato una lettera di richiamo al ragazzo. “Non mi ha chiesto spiegazioni, come non lo hanno fatto manager e vice”, ci ha detto Iossa, “eppure sapevano del mio problema. Non hanno però voluto sentire ragioni né testimoni”.
Oggetto della contestazione secondo la lettera di richiamo è che il lavoratore stava usando il cellulare senza che fosse stato autorizzato della manager responsabile di turno. Al contrario, invitato a riporre il presunto cellulare, la lettera in questione riporta dice che il dipendendente avrebbe risposto al suo superiore: “lo metto qui sul bancone, vieni a levarlo”.
Iossa ha negato queste accuse, ma nel frattempo gli è stata notificato l’avviso di sospensione dal servizio e dal pagamento dello stipendio di una giornata lavorativa in via del tutto eccezionale, come si legge nel documento.
Dal momento che è in corso però una procedura di arbitrato tra il dipendente e l’azienda, la sanzione emessa al momento è sospesa, quindi non è stata applicata. L’obiettivo dell’arbitrato è quello di risolvere il problema attraverso il lodo in questione scongiurando un procedimento civile e la conseguente causa di lavoro. Il segretario provinciale Giancarlo Desiderati ha però detto che al momento “non abbiamo avuto nessuna risposta. Noi proseguiremo con le proteste. E ce ne saranno finchè non si trova una soluzione”.
Secondo il sindacalista, infatti, c’è qualcosa che non quadra. “Al di la’ della mancata retribuzione, che è quanto comporta una giornata di sospensione, il fatto ancora più grave è la sanzione inflitta al lavoratore, in quanto propedeutica al licenziamento. Non vorremmo scoprire, infatti che alla fine fosse solo questo il fine perseguito dal colosso americano”, ha detto Desiderati
In attesa di una risposta, Marco e i suoi colleghi vogliono giustizia: “Voglio correttezza. Già mi sento diverso per la mia condizione che non mi consente di svolgere una vita normale. Adesso devo anche sopportare accuse infondate. Il suono non era del cellulare ma della macchinetta”, ha detto il dipendente. Le proteste intanto andranno avanti, come è successo oggi in pieno corso, all’esterno del McCaffè di Piazza di Spagna, il tutto in attesa dell’esito dell’arbitrato presso il ministero del Lavoro.
Roma, 2 maggio
