«Ragazzi, calmiamoci tutti, altrimenti Matteo ci ripensa…». Il successivo all’annuncio dell’imminente comizio nella Capitale di Renzi in programma per giovedì a piazza del Popolo – il software del Pd romano va in crash. Un retroscena che fin da subito ha rubato questa mattina all’annuncio al congresso eterno della frangia romana del Pd. Ma detto questo, una domanda sorge spontanea: chi sarà sul palco con il premier?
La risposta, per quanto riguarda la rappresentanza sul territorio della Capitale è nessuno: almeno se si va scandagliare l’intera nomenclatura, ivi compresa quella degli amministratori. Per questo qualcuno non ha potuto fare a meno di esternare il proprio disappunto, vedi il governatore Zingaretti, a dispetto chi invece non se ne fa un cruccio, vedi il sindaco Marino.
Detto questo, Matteo Renzi non ha nascosto il desiderio di Renzi di avere giusto la capolista Simona Bonafè, e al più gli altri candidati, però, provoca rabbia e dietrologie. Eppure al Nazareno dichiarano: «Sarà un one man show, è il format della campagna del presidente-segretario, che ha deciso di metterci la faccia anche a Roma». Di certo, il Presidente del Consiglio mira a stabilire dei confini ben delineati rispetto alla cooperativa delle correnti che costituisce il Pd, in virtù anche dell’esperienza di Marino in Campidoglio. Ma la faccenda è diventata iin un certo qual modo del tutto personale o, come si diceva negli anni ’70, politica.
Nicola Zingaretti ha aspettato tutta la mattina prima di rispondere: «Io non so se qualcuno nel Pd non mi vuole ai comizi a Roma, secondo me c’è solo qualcuno che semina inutilmente zizzania, anche perché sto girando tutta Italia, e non solo il Lazio per fare campagna elettorale». Ma nel dubbio, il governatore ha annunciato che, giovedì prossimo, non sarà a piazza del Popolo: «Ho iniziative per il Pd fuori dalla nostra regione».
Prima dell’esternazione, però, Zingaretti si è sfogato con il segretario regionale Fabio Melilli, chiamando infine Luca Lotti, collaboratore stretto di Renzi, e Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd per un confronto. «Nicola, nessun problema con te, ci mancherebbe…», è la risposta fornita dal giglio magico. Ma intanto le parole del presidente finiscono su tutte le agenzie. E mezzo consiglio regionale del Pd gli invia attestati di stima additando mostri e draghi da sconfiggere. A suggellare il tutto arriva anche la carezza di Goffredo Bettini, candidato alle europee, nei confronti di «uno nostri leader indiscutibilmente più prestigiosi nel Lazio e in Italia».
Marino, invece, ha deciso di non esporsi. Il sindaco infatti ha ribadito che «c’è chi semina zizzania», aggiungendo che al contrario sarà «in piazza con le romane e i romani». La piazza. Il primo obiettivo sarà prima sfida sarà fare in modo che la gente accorra numerosa. Da questo punto di vista la mobilitazione in effetti è già iniziata. Circolo dopo circolo. La capacità minima per piazza del Popolo si aggira intorno alle 25 mila persone, a seconda della disposizione del palco.
Intanto, la diatriba interna fra Marino, Renzi e Zingaretti e il dibattito su come stare in piazza fa da linfa vitale al centrodestra e all’ala forzista, tanto che ironicamente commentano: “Zngaretti e Marino? Nemmeno Renzi li vuole”.
Roma, 16 maggio