Edmund Hillary fu il primo uomo a scalare l’Everest, colui che aprì la strada all’alpinismo estremo. Se per i nepalesi l’Everest è “Dio del cielo”, per gli Occidentali non è altro che il tetto del mondo, dove per primi sono arrivati gli inglesi, che per molto tempo provarono provato a scalarlo, ma con dati drammatici visto che nel 1924 due scalatori persero la vita nell’impresa.
I primi ad arrivare a un’altezza mai raggiunta, tra i 7.000 e gli 8.000 metri, furono Andrè Roch e Raymon Lambert, che spianarono la strada a Edmund Hillary, esploratore della Nuova Zelanda, che nella primavera del 1953 prese parte alla spedizione inglese (a finanziarlo il Joint Himalayan Committee), alla quale pertecipò anche lo sherpa nepalese Norgay Tenzing. 15 gli alpinisti che partirono, tutti guidati dal colonnello John Hunt, che per l’occasione fu chiamato anche inaspettatamente.
Ma il Regno Unito voleva sfruttare l’occasione perché il Nepal in quegli anni autorizzò anche altri Stati a compiere spedizioni e fino al 1956 non ci sarebbe più stata occasione per i britannici. La spedizione partì nel marzo del 1953 e si concluse il 29 maggio dello stesso anno alle 11.30. Edmund Hillary e Norgay Tenzing raggiunsero la cima, a 8.848 metri e proprio lì piantarono la bandiera britannica. Vi rimasero per un quarto d’ora, scattarono delle foto e poi dovettero scendere a causa dell’assenza di ossigeno
Grazie a questa impresa, Hillary è entrato nella storia dell’alpinismo e successivamente è stato nominato baronetto dalla Regina. In Nepal ancora oggi è considerato una leggenda, anche per l’aver contribuito alla costruzione di scuole, strade e ospedali nel Paese.
In seguito la storia è stata raccontata attraverso diversi libri e i racconti hanno subito fatto capire la difficoltà della spedizione entrata nella storia.