Giacomo Leopardi, uno dei più grandi poeti e scrittori della nostra storia italiana, morì giovane all’età di 39 anni, il 14 giugno 1837, a causa di una malattia.
Giacomo Leopardi nacque a Recanati il 29 giugno 1798, da ragazzo la sua istruzione fu affidata a dei precettori ecclesiastici. Nel frattempo Leopardi leggeva e studiava da sé, dopo pochi anni l’abate Sanchini reputò inutile proseguire gli studi perché Giacomo ne sapeva più di loro. La voglia di conoscenza era tanta, e così Leopardi s’isolò a studiare, come li chiamò lui, furono “sette anni di studio matto e disperatissimo”. I suoi accurati studi hanno permesso a Leopardi di essere un eccelso scrittore, ma il tempo passato a leggere e a scrivere, peggiorerà il suo stato di salute, subendo problemi alla colonna vertebrale e una grave debolezza dei nervi oculari.
Gli anni d’isolamento in una Recanati piccola per lui, e i problemi fisici, alimentarono in lui un crescente pessimismo. In quegli anni partorì grandi opere come L’Infinito e i primi Idilli.
Nel 1822 lasciò momentaneamente Recanati, andando a Roma, di cui rimase deluso, perché non fu come aveva letto, spese commenti positivi soltanto per la tomba di Torquato Tasso. Il poeta negli anni successivi girovagò fra Milano, Bologna, Firenze e Pisa. A fine degli anni venti comporrà Le Ricordanze e Il Canto Notturno, nel 1830 si trasferì a Firenze, soggiornando da Antonio Ranieri. A Firenze s’innamorò della contessa Fanny Targioni Tozzetti, incassando nuove delusioni sentimentali, alla quale dedicherà il Ciclo di Aspasia.
Intanto le sue condizioni di salute peggiorano, con Ranieri si trasferisci a Napoli, dove realizza La Ginestra, una sorta di testamento spirituale. Morì d’idropisia il 14 giugno 1837, dal 1939 i suoi resti sono stati trasferiti a Mergellina, presso la tomba di Virgilio.
Roma, 14 giugno.