Aborto: no obiettori di coscienza nei consultori. A dirlo, un decreto della Regione. I medici dei consultori, insomma, non potranno più rifiutarsi di eseguire le procedure finalizzate all’aborto o di prescrivere contraccettivi.
Abolita l’obiezione di coscienza nei consultori familiari, anche se l’aspetto ‘morale’ di tale scelta riguarderà da ora in poi solo l’atto specifico volto all’interruzione di gravidanza. Certo è che nessun medico dall’entrata in vigore del decreto si potrà rifiutare, come non potrà rifiutarsi di prescrivere contraccettivi, come per esempio la pillola del giorno dopo. Il decreto è stato firmato dal governatore del Lazio Zingaretti, che ieri ha fatto le veci di commissario per la sanità sulle “Linee di indirizzo regionali per le attività dei Consultori Familiari”.
Si legge nel decreto: “Le molteplici tematiche affrontate e la necessità di adempiere a specifici mandati legislativi (Legge n.194/1978) richiedono che il personale dei Consultori familiari sia disposto a fornire all’utente il sostegno necessario per garantire la possibilità di scelte informate e consapevoli”. Continua: “In merito all’esercizio dell’obiezione di coscienza fra i medici ginecologi, che dati recenti pongono a 69,3% in Italia, si ribadisce come questa riguardi l’attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza”. In base a questo, il personale operante nei consultori “non è coinvolto direttamente nella effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta inoltrata dalla donna di effettuare IVG. Per analogo motivo, il personale operante nel Consultorio è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase post-coitale, nonché all’applicazione di sistemi contraccettivi meccanici, vedi I.U.D.(lntra Uterine Devices)”.
Sul decreto non sono mancate le protesta di Olimpia Tarzia, presidente del movimento Per Politica etica responsabilità e vicepresidente della commissione Cultura. “E’ un provvedimento gravissimo che viola palesemente la legge 194/78, in merito all’esercizio dell’obiezione di coscienza fra i medici ginecologi” ha scritto in una nota. “Nel decreto, infatti, si stabilisce che il personale obiettore operante nel consultorio familiare, pur non essendo coinvolto materialmente nella pratica dell’aborto, è obbligato comunque a partecipare alla redazione delle certificazioni e delle autorizzazioni che la precedono. Altrettanto inquietante è la parte del decreto in cui si afferma che per analogo motivo, il personale medico obiettore del consultorio è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali”. Ancora la Tarzia: “Siamo di fronte a un provvedimento che si pone in aperto contrasto con la legge 194/78 ‘Norme per la tutela sociale della maternita’ e sull’interruzione volontaria della gravidanza’, che, pur essendo una legge ambigua e, a mio giudizio, profondamente ingiusta sul tema dell’obiezione di coscienza, è molto chiara, laddove all’art.9 stabilisce esplicitamente che ‘il personale sanitario non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 (dove per l’appunto si disciplina il processo di certificazione e autorizzazione che precede l’aborto stesso) e agli interventi per l’interruzione della gravidanza, qualora sollevi obiezione di coscienza’. Cio’ vale, evidentemente, per analogo motivo anche per la prescrizione di sostanze o sistemi meccanici che procurano l’aborto”. Questa il commento del presidente del movimento per Politica etica, che ne chiederà la revoca.
Roma, 26 giugno