Era il 24 luglio 1998 quando debuttò nei cinema il film di Steven Spielberg “Salvate il soldato Ryan”, che gli valse il secondo Premio Oscar per la Migliore regia.
Il 6 giugno 1944, nel bel mezzo del D-Day, il generale George Marshall, comandante supremo dell’armata angloamericana, viene a sapere che tre figli della famiglia Ryan sono già morti e che il quarto e ultimo, James Francis Ryan, si è lanciato con la sua unità in Normandia. Subito dà ordine che venga ritrovato e fatto tornare a casa, compito affidato al capitano Miller, che va alla ricerca del soldato insieme a sei uomini e un interprete.
Il film ricevette critiche molto positive per il realismo delle scene di combattimento dei primi 20 minuti, tanto che la Rivista Empire arrivò a giudicare la scena dello sbarco la “miglior scena di battaglia di tutti i tempi” e la TV Guide la inserì nelle “50 scene più grandi”. Una scena realizzata grazie alla collaborazione di 1.500 comparse, tra cui alcuni membri delle Reserve Defence Forces, forze di difesa riserviste irlandesi, mentre diversi membri del Second Battle Group irlandese interpretarono i tedeschi.
La storia del film “Salvate il soldato Ryan” è ispirato alla vera storia del sergente Frederick “Fritz” Niland della 101ª divisione aviotrasportata, che perse due fratelli, entrambi impegnati in Normandia. Inizialmente si credeva fosse morto anche il fratello impegnato sul versante asiatico, ma in seguito si scoprì che in realtà era prigioniero e tornò a casa alla fine del conflitto mondiale.
“Salvate il soldato Ryan” ha ricevuto ben cinque Premi Oscar: Migliore Regia, Migliore fotografia, Migliore montaggio, Miglior sonoro e Miglior montaggio sonoro.