Roma, 2 agosto 2014 – Il Valle come laboratorio di drammaturgia contemporanea e luogo di formazione permanente, un teatro aperto alla cittadinanza anche al di là degli orari degli spettacoli, che mantenga una vocazione nazionale ed internazionale e sia aperto all’interdisciplinarità: sono i principi artistici alla base del modello di “teatro partecipato” che gli artisti della ‘Fondazione Teatro Valle Bene Comune’ proporranno al Teatro di Roma il 5 agosto, in occasione del primo incontro con le istituzioni.
Oggi intanto assemblea nazionale per elaborare una bozza di documento che, per gli artisti del Teatro Valle, dovrà contenere al suo interno i principi fondamentali indicati nello Statuto della Fondazione Teatro Valle Bene Comune. Tra questi la tutela dei diritti dei lavoratori (bando ai contratti atipici e ad altre forme di precarietà) alla garanzia di paghe minime e massime che si basino su principi di equità, fino ai biglietti il cui prezzo non dovrà superare i 10 euro. Ma si parla anche di reinvestimento degli utili e risparmio energetico. Ma c’è anche la necessità di trovare uno spazio alternativo idoneo per continuare a svolgere l’attività artistica e il dibattito politico-culturale negli “8-10 mesi in cui il Valle sarà chiuso per lavori di messa in sicurezza, a partire dall’11 agosto“. E a tutte queste domande dovranno rispondere il Teatro di Roma e le istituzioni.
“La nostra non è una resa – spiega Lorena, del Valle – È il segno di una apertura ad una nuova fase: noi siamo disposti ad uscire entro il 10 agosto se il tavolo di confronto si dimostra concreto“. L’obiettivo è “un accordo programmatico scritto che preveda nella futura collaborazione tra Teatro e Fondazione Teatro Valle Bene Comune la realizzazione di un nuovo modello di gestione partecipata del teatro Valle“. Si intende, poi, “costruire di comune accordo un osservatorio di garanti per monitorare i passaggi finalizzati ai lavori di ripristino della messa a norma e dei tempi di riconsegna del teatro. Aggiungere una clausola di garanzia sulla durata dei lavori“. Mentre Marco dice: “Questa seriamente è una bella opportunità però rendiamoci conto che non è vero che dobbiamo dare una risposta rispetto all’uscire dal teatro. Prima facciamo una convenzione, poi si esce e si fanno i lavori, non si fanno prima“.