Il Teatro alla Scala di Milano, comunemente conosciuto come la Scala, è nato dalle ceneri del Teatro Ducale e per volere dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria. Il suo nome deriva dal luogo di edificazione: il progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini nacque, infatti, sul sito della Chiesa di Santa Maria alla Scala, a sua volta così chiamata in onore della committente Regina della Scala.
Le prime prove di acustica si svolsero il 28 maggio 1778 e l’inaugurazione della Scala di Milano avvenne il 3 agosto dello stesso anno con L’Europa Riconosciuta, un dramma per musica composto appositamente per l’occasione da Antonio Salieri. All’evento partecipò anche l’arciduca Ferdinando d’Asburgo Este, all’epoca Governatore di Milano.
Nel 1812 la Scala di Milano divenne il luogo principale del melodramma e del balletto italiano, soprattutto grazie all’arrivo di Rossini e grazie alla coreografie di Salvatore Viganò e Carlo Blasis. Successivamente fu la volta di opere di Saverio Mercadante, Gennaro Dinizetti e Vincenzo Bellini.
Verso la fine del 1839 arrivò l’esordio di Giuseppe Verdi, che portò alla Scala di Milano opere come Oberto, Conte di San Bonifacio. Successivamente gli fu commissionata la commedia Un giorno di regno, ma il risultato fu tutt’altro che positivo. Nel 1842 portò in scena il Nabucco, che dopo un’accoglienza non particolarmente calorosa, si trasformò in un vero e proprio trionfo.
Con l’Unità d’Italia si optò per il rinnovamento delle decorazione delle sale del piano terra e verso la fine dell’Ottocento vennero installate le poltrone fisse in platea. Ma il 1° luglio 1897 la Scala di Milano fu costretta alla chiusura a causa di emergenze sociali che portarono il Comune di Milano a sospendere i contributi.
Nel 1898 cominciò a collaborare con la Scala anche Toscanini, che dopo aver diretto teatri come il Metropolitan (molto criticata la scelta di andare via dall’Italia), apportò dei cambiamenti radicali: riprese le opere di Verdi, inserì regolarmente quelle di Wagner ed estese il repertorio dell’Orchestra.
Nel 1929, a causa di alcune modifiche apportate dallo Stato fascista, Toscanini decise di lasciare la direzione della Scala di Milano. Dal 1932 ci furono alcune modifiche: prima vennero progettate le “scale degli specchi”, che collegano il foyer al ridotto dei palchi, poi nel 1938 il palcoscenico fu dotato di ponti e pannelli mobili.
Con la caduta del fascismo apparvero alcuni manifesti che inneggiavano al ritorno di Toscanini, ma a causa di un bombardamento avvenuto nella notte tra il 15 e il 16 agosto del 1943 il Teatro fu danneggiato e divenne necessaria la ricostruzione (completamente distrutti palcoscenico e strutture di servizio, crollo del soffitto, di parte delle gallerie e dei palchi). Achille Magni, assessore alla cultura, decise di ricostruire il teatro “com’era e dov’era”.
L’11 maggio 1946 alle ore 21:00 Toscanini inaugurò la nuova sala e dirisse La gazza ladra il coro dell’Imeneo, il Pas de six e la Marcia dei Soldati del Guglielmo Tell, la preghiera del Mosè in Egitto, l’ouverture e il coro degli ebrei del Nabucco, l’ouverture de I vespri siciliani e il Te Deum di Verdi, l’intermezzo e alcuni estratti dall’atto III di Manon Lescaut, il prologo ed alcune arie del Mefistofele.
Con Riccardo Muti alla direzione musicale nel 1986 vennero riportate in scena delle opere di Verdi, come La traviata, Rigoletto, La forza del destino ecc. Nel 1997 la Scala di Milano si trasformò in Fondazione in diritto privato e aprì una nuova fase di modernizzazione. Dal 2002 al 2004 rimase chiusa per restauro: dopo la ristrutturazione la capienza fu portata a 2030 posti, in base al provvedimento rilasciato dal Comune sull’agibilità del Teatro. In occasione dell’inaugurazione del 7 dicembre 2004 Riccardo Muti portò in scena L’Europa Riconosciuta di Salieri. 237 anni di storia per uno dei teatri più famosi al mondo, che da sempre ospita artisti affermati a livello internazionale e commissiona opere presenti nei teatri lirici di tutto il mondo.
“Esco ora dalla Scala […] È per me il primo teatro del mondo, perché è quello che procura dalla musica i maggiori piaceri […] Quanto all’architettura, è impossibile immaginare nulla di più grande, più solenne e nuovo”.
(Stendhal, settembre 1816)