Salvatore Giuliano nacque a Montelepre, in Sicilia, il 16 novembre 1922, la sua carriera da bandito iniziò il 2 settembre 1943, quando venne fermato dai carabinieri ad un posto di blocco, Giuliano era in possesso di alcuni sacchi di frumento rimediati dal mercato nero, si fece dunque strada fra le pallottole, sparando sui carabinieri e uccidendone uno, poi scappò nella macchia. Da quel giorno fu dichiarato ufficialmente bandito.
Qualche mese dopo, il 23 dicembre, aprì di nuovo il fuoco sui carabinieri, mietendo una nuova vittima, neanche un mese dopo liberò dai carceri di Monreale alcuni suoi parenti e altri detenuti, parte di questi formarono la sua nuova banda. Secondo alcuni, il numero delle vittime del bandito Giuliano ammonterebbero sulle 430 circa.
Nel 1945 entrò a far parte del Movimento Indipendentista Siciliano (M.I.S.), dove diventò subito colonnello dell’ EVIS, l’esercito separatista. Da quel momento iniziò una guerriglia separatista, che si esaurì quando il M.I.S. puntò sulla legalità partecipando alle elezione per l’Assemblea Costituente, successivamente l’Italia diventò Repubblica, e della nuova costituzione fece parte anche la Sicilia. Così i separatisti lasciarono la banda di Giuliano, che continuò a percorrere la strada della criminalità senza abbandonare il sogno separatista, il bandito inviò anche una lettera al Presidente americano Harry Truman, chiedendo l’appoggio per l’indipendenza siciliana.
Il 1° maggio 1947, Salvatore Giuliano si rese protagonista di un grave fatto di sangue: quel giorno il PSI e il PCI, festeggiavano la loro nuova coalizione nel Blocco del Popolo, improvvisamente fece irruzione Giuliano e la sua banda, che spararono sulla folla provocando undici morti e ventisette feriti, il fatto sarà ricordato alla storia come la Strage di Portella della Ginestra. Nei giorni successivi seguirono altri atti sovversivi contro le sedi comuniste.
Due anni dopo, il 19 agosto 1949, Salvatore Giuliano mette a segno una nuova strage, quella di Bellolampo-Passo di Rigano, dove persero la vita sette carabinieri più altre undici feriti.
Il 5 luglio 1950 per il bandito Giuliano giunse la fine, infatti, fu trovato morto nel cortile della casa di un avvocato di Castelvetrano, non è mai stata chiarita la dinamica dell’uccisione e chi fu veramente ad uccidere il bandito, il Comando forze repressione banditismo si assunse i meriti, comunicando di aver avuto la meglio nel conflitto a fuoco. Gaspare Pisciotta, imputato nel processo per la strage di Portella della Ginestra, si autoaccusò dell’omicidio di Giuliano, e denunciò anche vari deputati monarchici e democristiani come mandanti della strage di Portella della Ginestra, tra i nomi spiccavano Bernardo Mattarella e Mario Scelba, le accuse furono dichiarate infondate, misteriosamente Pisciotta morì avvelenato in carcere nel 1954.
Roma, 2 settembre 2014.