Roma, 10 settembre 2014 – Oltre 43 milioni di euro: sono questi i proventi derivanti dalla vendita di caffè che sarebbero sfuggiti all’imposizione diretta. A scoprire gli affari illeciti i finanzieri del Comando provinciale di Roma, secondo cui vi sono altri 7,9 milioni di euro di Iva evasa da undici soggetti economici operanti sul litorale romano. Per questo nove persone sono state denunciate. Secondo quanto appurato dalle indagini, i proventi ottenuti dalla vendita di caffè all’ingrosso erano talmente cospicui da rendere necessario un espediente che permettesse di abbattere gli utili di esercizio di una nota società romana di commercio all’ingrosso di caffè, rifornitrice di numerosi bar e ristoranti del litorale. E dai controlli dei finanzieri sui documenti bancari della società ecco scoprire l’evasione.
A capo una donna, delegata a operare sui conti di altre società operanti nel medesimo settore commerciale. Le indagini delle Fiamme Gialle del II Gruppo di Ostia hanno portato alla luce una rete di società, tutte riconducibili alla stessa persona, costituite per permettere alla società ‘pulita’ di abbattere i redditi derivanti dalla propria attività. Una vita breve quella delle società costituite ad hoc, che dopo le operazioni venivano subito messe in liquidazione. Le persone denunciate sono accusate di occultamento delle scritture contabili, omesso versamento dell’Iva, omessa presentazione della dichiarazione annuale ai fini delle imposte sui redditi e dichiarazione infedele, queste ultime due per aver superato le soglie minime di punibilità previste dalla legge penale tributaria.
