Un anno fa la morte di Erich Priebke, fu un capitano delle SS, accusato di crimini di guerra, condannato all’ergastolo perché partecipò all’Eccidio delle Fosse Ardeatine, fu un personaggio discusso anche nel giorno della sua morte.
Eccidio delle Fosse Ardeatine – Nacque a Hennigsdorf il 29 luglio 1913, nel 1936 entrò a far parte della Gestapo, sette anni più tardi fu mandato a Roma in qualità di capitano delle SS, diventando il numero due dopo Herbert Kappler.
La vita di Erich Priebke sarà per sempre legata all’attentato in via Rasella, ricordiamo che il 23 marzo 1944, Rosario Bentivegna nascose un ordigno in un carrettino degli spazzini, l’esplosione provocò la morte di 33 soldati appartenenti alla Terza compagnia del Polizeiregiment “Bozen”, composto da reclute altoatesine. Subito dopo l’attentato, le SS chiesero ai responsabili di presentarsi, altrimenti avrebbero ucciso 10 italiani per ogni soldato tedesco rimasto ucciso. Bentivegna fuggì insieme alla compagna, Carla Capponi, appena ci fu l’esplosione, rimase ben nascosto e non si presentò ai tedeschi, in conseguenza furono prelevati 330 innocenti da mandare al massacro. Sulla lista dei condannati a morte ci fu una grande confusione, che ancora oggi attende chiarimenti, i nomi furono cambiati, cancellati e rivisti, tra la confusione i giustiziati diventarono 335, c’erano prigionieri italiani, avversari politici del Partito Comunista Italiano, ebrei, anziani e bambini. Tutti innocenti, 335 vittime sacrificali, che furono uccise con un colpo di pistola alla nuca, ricopiando lo stile cekista della Russia. Erich Priebke fu uno dei responsabili dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine, nel giorno della strage s’incaricò di depennare i nomi di chi veniva giustiziato, a quanto pare fu proprio lui a rompere il ghiaccio, inaugurando l’eccidio uccidendo i primi due innocenti.
Sotto falso nome – Finita la guerra, Erich Priebke fu catturato delle forze Alleate, seguirono mesi di prigionia da un campo all’altro, sino al 31 dicembre 1946, quando Priebke riuscì a fuggire dal campo di Rimini.
Fuggì a Vipiteno, dove poteva vivere sotto la protezione di alcuni preti altoatesini, questi ultimi si occuparono della fuga di numerosi nazisti verso il Sua America, destinazione Argentina, tutti sotto falso nome.
Fu il caso anche di Erich Priebke, che cambiò soltanto il suo nome in Erico, incredibilmente con un nome così banale e facilmente riconducibile alla sua vera identità, riuscì a vivere tranquillamente nelle vicinanze di Buenos Aires per 45 anni.
Nuovo processo – Erico Priebke fu smascherato da una squadra di giornalisti dell’ABC, che realizzarono un autentico scoop, fermando l’ex SS per strada improvvisando un’intervista, dove Priebke affermò la sua reale identità, negando di aver ucciso qualcuno durante l’Eccidio delle Fosse Ardeatine, si dichiarò inoltre dispiaciuto per i milioni di ebrei sterminati, ma si dichiarò innocente di ogni crimine di cui era accusato, ribadendo che lui eseguì soltanto degli ordini, inoltre aggiunse che prima erano altri tempi, tempi a cui non si pensava ai crimini di guerra.
L’intervista a Erich Priebke fece il giro del mondo, l’Italia chiese l’estradizione per avviare un processo contro di lui.
Sul finire del 1995, Priebke tornò in Italia, in un primo processo fu prosciolto in quanto dichiarato non colpevole perché aveva soltanto eseguito degli ordini. Ma le proteste sfiorarono la rissa, la gente voleva la testa di Priebke, si riaprì un nuovo processo, questa volta fu condannato all’ergastolo, che si tramutò in arresti domiciliari per via dell’età, come previsto dalla legge italiana.
Polemiche e morte – Priebke continuò a essere un personaggio discusso, in occasione del suo centesimo anno di età, ci furono dimostrazioni riluttanti, sia in suo onore sia in suo disprezzo.
Dopo pochi mesi dal suo centesimo compleanno, arrivò anche la morte, anche qui ci furono polemiche e pessime dimostrazioni per le strade. Fu penoso vedere gente che inneggiava il suo nome venerando i tempi del nazismo, fu altrettanto penoso vedere un manipolo di ignoranti prendere a calci il suo carro funebre, in quell’occasione non offesero Erich Priebke ma offesero il rispetto per la morte.
Seguirono polemiche per la sua sepoltura, si discusse per come e dove, nonostante chi di dovere abbia avuto vent’anni per pensarci, si arrivò al dunque senza una soluzione e con mille polemiche.
Giustamente il luogo dove si trova Eriche Priebke è rimasto segreto, evitando inneggiamenti o sfregi.
Priebke prima di morire registrò una specie di video testamento storico, sostenendo la sua opinione negazionista nei confronti dell’olocausto, e ribadendo che la colpa dell’attentato in via Rasella era da attribuire ai GAP comunisti, intenti a provocare la rappresaglia che seguì.
11 ottobre 2014.