Chiara Insidioso Monda, la ragazza massacrata di botte dal fidanzato il 5 febbraio scorso, si è risvegliata dal coma. A confermarlo i medici del San Camillo, dove è ricoverata da 11 mesi. Peccato però che la famiglia poco dopo smentisca tutto. La 20enne era stata picchiata dal suo fidanzato, Maurizio Falcioni, nel febbraio scorso. Da allora tre interventi, prima per rimuovere l’ematoma alla testa, poi sempre al cervello anche per la ricostruzione della teca cranica.
“Chiara e la sua famiglia tornano a sperare“, aveva detto in giornata il direttore della Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, Alberto Delitala. Poco dopo le parole anche del direttore generale Antonio D’Urso: “Chiara ce l’ha fatta proprio il giorno dopo la giornata contro la violenza sulle donne. Questa notizia di buona sanità può costituire un messaggio di speranza. Da oggi la giovane sarà trasferita al S.Lucia, un Centro di neuroriabilitazione dedicato a questi casi. Una struttura in cui Chiara potrà proseguire quel lungo percorso di recupero in cui tutti noi crediamo“.
Poi la smentita da parte della madre Danielle: “La notizia del risveglio di chiara e falsa. Ma dico io come si fa a giocare sulla vita delle persone? Chiara risvegliata? Magari. Se fosse vera la notizia che si è diffusa questa mattina non staremmo certo qui, ma balleremmo di gioia. La verità è che purtroppo quello che hanno scritto non è vero. E’ passata dal coma vegetativo al coma vigilato. Ma quale grado di vigilanza abbia non lo sappiamo. Certo, quando le parlo con voce dolce, come a una bambina piccola, e le porto un peluche, lei mi risponde con un sorriso. Ma non si è svegliata. E noi abbiamo il cuore rotto“.
La battaglia dunque è tutt’altro che conclusa. A dirlo anche il padre Maurizio. “Purtroppo mia figlia è ancora in stato semi-vegetativo. Non parla né può ancora comunicare in altri modi. In realtà Chiara è uscita dal coma vegetativo lo scorso aprile, ma resta in uno stato di coma vigile. Avrei tanto voluto dare la notizia che lei è tornata tra di noi, ma non è ancora così. Il trasferimento è stato doloroso perché tutti i fantastici medici e infermieri del San Camillo ci hanno aiutato moltissimo e piangevano mentre la salutavano. Il mio sogno è che un giorno possa sentirle dire una parola. Chiara non potrà mai più tornare come prima, ma il fatto che sia stata trasferita in una unità di risveglio è un piccolo successo“.
4 dicembre 2014