“L’inchiesta di Roma dimostra che il modello consociativo che ha dominato, non solo nella capitale, produce corruzione, bassa qualità di intervento, aggravamento dei problemi“. A dirlo don Armando Zappolini, che oggi è stato confermato presidente nazionale del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (Cnca), nel corso dell’assemblea nazionale della Federazione a Roma. E dall’assemblea arriva la richiesta di rivedere tutti gli appalti nel sociale emanati dal Comune di Roma negli ultimi anni, e in particolare quelli riguardanti immigrati, rom e tossicodipendenti. “Le nostre radici devono restare nel lavoro che volontari e operatori portano avanti ogni giorno, ma a tutti coloro che si impegnano nell’intervento sociale diciamo: non ci si può limitare al fare, bisogna coltivare il sogno e il desiderio. Quando ci si limita solo al fare, accettando deleghe in bianco da istituzioni interessate soltanto a togliersi di mezzo le grane e a favorire gli ‘amici’, non si aiutano le persone e, anzi, si può scivolare più facilmente nel malaffare“.
“Denunciamo da anni l’assurdità delle varie ‘emergenze’ – di immigrati, rom e non solo – costruite ad arte nel nostro paese. Vediamo oggi i risultati di scelte improvvide quando non scellerate. Le istituzioni pubbliche devono assumersi responsabilità chiare rispetto ai modelli con cui affrontano le questioni sociali: la corruzione si batte promuovendo il lavoro sociale serio, che coinvolge la comunità locale mediando se necessario, promuove progetti individuali di integrazione, privilegia i piccoli numeri invece di stipare masse di marginali in luoghi inadeguati. E anche le centrali cooperative sono chiamate a dare risposte: possiamo accettare cooperative sociali di centinaia e centinaia di persone, quando non di qualche migliaio, che si accaparrano appalti in tutta Italia, senza un radicamento territoriale e senza garantire più alcuna reale democrazia interna?“.
13 dicembre 2014