L’entrata in vigore del Jobs Act, che tanto sta facendo discutere, prevede la cancellazione definitiva dei contratti a progetto fra le modalità contrattuali di assunzione da parte delle aziende. Tale cancellazione, però, è subordinata ai cosiddetti decreti attuativi, previsti non prima del nuovo anno.
L’intento da parte del Governo è insito nell’eliminare uno degli strumenti contrattuali, che più ha contribuito ad alimentare il precariato all’interno del contesto lavorativo attualmente vigente come appunto. La nuova prospettiva, dunque, “costringerà” le aziende ad assumere i lavoratori a progetto, trasformando i co.co.pro in contratti a tempo indeterminato. Alle aziende verranno riconosciuti degli sgravi fiscali in caso di cessazione del rapporto di lavoro il contratto a progetto.
A conti fatti, tale agevolazione fiscale consisterà per l’azienda dall’esonero del pagamento dei contributi in capo a queste fino a un massimo di 8060 euro per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. Le unichw eccezioni, quindi, rimarranno per la costituzione del contratto di apprendistato, quello del contratto domestico e del settore agricolo, con decorrenza 1° gennaio 2015 e stipulati entro il 31 dicembre 2015, per un massimo di 36 mesi.
Il punto interrogativo è se le aziende avranno la capacità di sobbarcarsi i maggiori costi legati alla manodopera insita nel passaggio ad altra modalità contrattuale. Il rischio maggiore, potrebbe consistere nella decisione da parte delle aziende in questione di spostare le rispettive assunzioni all’estero, insieme alle loro sedi amministrative.
Vista questa possibilità, dunque, il Governo ha previsto all’interno del decreto attuativo, un periodo di transizione, in quale consentirà l’utilizzo del contratto a progetto dove i CCNL (conttatti collettivi nazionali) vogliano continuare a consentirne l’uso.
Sempre lo stesso Job Act riscrive la disciplina dei controlli a distanza sui lavoratori, oggi aggiornata ai nuovi strumenti tecnologici e pur sempre entro i limiti della privacy. Le nuove misure (che comunque dovranno essere assunte con l’accordo delle RSA o l’autorizzazione della Direzione Territoriale del lavoro) non potranno arrivare a un controllo diretto della prestazione lavorativa, mediante impianti audiovisivi o altre apparecchiature, così come previsto dallo Statuto dei lavoratori.
19 dicembre 2014
13 Febbraio 2015 @ 16:30
Tutto cio in teoria
Peccato in pratica non funzioni cosi, io lavoro in un call center con contratto a progetto da giugno del 2013, e fino a oggi ho riscontrato solo peggioramenti : rinnovi contrattuali di mese in mese ( sto facendo la collezione di contratti) orari da rispettare come se avessi il cartellino
E cosa piu eclatante il contratto a progetto che prevede una paga oraria minima identica a quella di un ccnl per stessa categoria di lavoro NON ESISTE SUL MIO CONTRATTO
ma addirittura insistono nel volermi dare 450 euro lordi svolgendo 6 ore di lavoro al giorno per 6 giorni a settimana e per ogni giorno d’assenza mi tolgono 20 euro