Rientra a casa dopo un aborto al San Camillo ed espelle il feto, rischiando di morire sotto la doccia. Per questo è indagata la ginecologa, accusata di lesioni gravi ai danni di questa donna toscana 40 enne, già madre di una figlia attualmente di 7 anni. Si tratta di un episodio accaduto nell’agosto del 2013. La signora in questione aveva deciso di abortire, dopo che aveva ricevuto la notizia di aspettare in grembo un bimbo affetto dalla sindrome di Down.
Così, la donna ha deciso di sottoporsi all’intervento con gli opportuni e diversi controlli ecografici, mal riusciti. Infatti, dopo 10 giorni agonizzanti tra dolorose fitte addominali, perdite e febbre costante seppur bassa, la donna si è svegliata sul suo letto in un bagno di sangue. A quel punto, si è trascinata faticosamente e perplessa sotto la doccia e proprio qui ha espulso il feto necrotizzato, che pensava di non aver più in grembo già dalle dimissioni al San Camillo. In quell’occasione questa donna ha rischiato di morire a causa di un intervento chirurgico effettuato male dalla sua ginecologa. Quindi, la dottoressa che ha realizzato l’operazione di aborto al San Camillo, tra l’altro una delle strutture ospedaliere più note nel settore in tutto il Centro e il Sud Italia, è indagata. Già subito dopo esser stata sottoposta all’intervento, la donna accusava un forte malessere generale e non riusciva a riposare. Apparentemente tutto regolare. Quando poi ha scoperto la notizia choc: un feto di 5.3 centimetri che espelle dal suo corpo, attaccato ancora a un funicolo ombelicale di 3 centimetri e a un cordone ombelicale di 6.5 centimetri.
Per questo episodio è stato aperto un fascicolo di indagine dal Pubblico Ministeri Giuseppe Bianco e dal Procuratore Aggiunto Leonardo Frisani. La Polizia ha sequestrato la cartella clinica del San Camillo e quella del Reparto di Anatomia Patologica dell’Ospedale Gemelli, dove è stata trasportata d’urgenza dal marito e dal fratello, entrambi scioccati. Al gemelli le sono stata asportate le parti di placenta rimaste. Infatti, dalle indagini è emerso che i gravi errori sono stati riscontrati sia durante l’intervento di interruzione di gravidanza, sia nell’effettuare le ecografie di controllo e di prassi, le quali sarebbero dovute ritornare utili per la verifica e l’accertamento di salute post – operazione. La ginecologa ora è indagata e rischia di esser sottoposta a procedure processuali, con l’accusa di lesioni gravissime. La vittima dell’accaduto, nel frattempo come spiega l’avvocato Piergiorgio Assuma, presenta tutt’ora uno stato psicologico fortemente alterato, sfociato in depressione per stress da post – parto traumatico. Inoltre, la donna è spaventata al solo pensiero di avere altre gravidanze in futuro. Bisognerà attendere gli esiti del processo.
di Erika Lo Magro