Il Totonero fu lo scandalo scoppiato nella stagione 1979/1980 che colpì il calcio italiano e vide coinvolti società, dirigenti e giocatori della Serie A e della Serie B, che truccarono la stagione attraverso delle scommesse reputate illecito sportivo dalla FIGC.
Lo scandalo del Totonero scoppiò Massimo Cruciani, venditore all’ingrosso di ortofrutta, presentò un esposto alla Procura di Roma e affermò di essere stato truffato da 27 calciatori (22 della massima serie e 5 della serie inferiore), che prima acconsentirono a “vendere le partite” ricevendo anche grandi somme di denaro, poi non tennero fede ai patti presi e causarono problemi a Cruciani stesso e ad Alvaro Trinca, ristoratore romano al quale riforniva alimenti. Trinca era proprietario di un ristorante frequentato anche da diversi giocatori della Lazio e proprio con loro presero gli accordi, anche se (come già scritto) non sempre i risultati si verificarono. Si alzò così un polverone senza precedenti e i due cercarono di ritrattare, ma poi entrambi finirono agli arresti.
I nomi dei personaggi sportivi coinvolti nel Totonero non furono fatti subito, bisognò aspettare poco però perché a inizio marzo arrivò la rivelazione e tutti gli appassionati ancora ricordano la giornata del 23 marzo 1980, quella in cui scattarono le manette per diversi giocatori proprio all’interno degli stadi e le immagini furono riprese in diretta dalla famosa trasmissione della Rai 90° minuto. Tra i giocatori arrestati: Albertosi e Morini del Milan (arrestato anche il presidente Colombo), Cacciatori, Giordano, Manfredonia e Wilson della Lazio, Della Martira , Casarsa e Zecchini del Perugia, Magherini del Palermo, Pellegrini dell’Avellino, Girdardi del Genoa, Merlo del Lecce, tutti accusati di truffa aggravata e continuata. Per Rossi, Viola e Garlaschelli, rispettivamente giocatori di Perugia e Lazio, scattò l’ordine di comparizione per concorso in truffa.
Le indagini sul totonero andarono avanti e aumentarono i nomi dei calciatori e delle squadre coinvolte, ma lo choc fu tanto grande da portare Artemio Franchi a dare le dimissioni (era presidente della Federazione e dell’Uefa), mentre Lenzini, presidente della Lazio, una volta appresa la notizia fu colpito da un collasso. Il 14 maggio iniziò il processo sportivo del Totonero e quattro giorni dopo, il 18 maggio 1980, venne resa nota la sentenza di primo grado della Disciplinare, che da subito diede l’impressione di voler condannare alcuni per salvare altri che nel frattempo pagarono il silenzio di Cruciani e Trinca, che nel corso del processo diverse volte caddero in contraddizione e affermarono di non ricordare determinati fatto. Ma la sentenza doveva in qualche modo portare a pene esemplari e la prima squadra a subire le conseguenze più gravi fu il Milan. Di seguito quanto stabilito:
Milan retrocesso e punti di penalizzazione per Avellino, Bologna e Perugia; Albertosi, Cacciatori, Colombo e Wilson radiati; Casarsa, Chiodi, Cattaneo, De Ponti, Di Somma, Garlaschelli e Viola assolti; per tutti gli altri squalifiche dai 3 mesi ai 6 anni. Caso particolare quello di Bologna-Juve, con i giudici federali che affermarono che la partita non fu truccata, lasciando molti dubbi già all’epoca. Dubbi confermati quando Petrini, ex giocatore del Bologna, in un libro affermò che tutto fu coperto dal presidente bianconero Boniperti.
La sentenza del 18 maggio non fu quella definitiva e infatti successivamente anche la Lazio retrocesse in Serie B, ma quando a fine anno ci fu il processo pensale, tutto si risolse nel nulla dato che i giudici assolsero tutti gli indagati perché il fatto non sussisteva.