“Ombre Pagane”, torna nelle librerie Franco Mieli con il suo secondo inedito. Ecco cosa ci ha raccontato nella nostra breve intervista.
Dopo il doppio racconto noir “Lupi nella Nebbia-Zanne“, Franco Mieli torna nelle librerie con “Ombre Pagane“, edito da Montecovello. Dopo aver abbandonato per lungo tempo il mondo della scrittura, l’autore romano, classe ’61, ha ricomincia a scrivere solo nel 2009, dopo aver frequentato per tre anni alcuni corsi di scrittura creativa all’Università Popolare Eretina di Monterotondo, tenuti dal professor Antonio Lagrasta. Nell’ambito della manifestazione “Liberi sulla Carta”, dal 2010 al 2012, ha partecipato invece a un corso di Scrittura Creativa tenuto da Andrea di Gregorio all’interno dell’Abbazia di Farfa (Ri). Appassionato di Archeologia, ama il mare ed è un grande appassionato di escursioni in montagna, tanto da aver spesso utilizzato le conoscenze acquisite nello svolgimento di queste attività all’interno dei suoi racconti.
Per vivere Mieli fa l’impiegato di banca. Da ragazzo scrivevo nel giornalino della scuola. Poi per decenni le “varie fasi della vita” lo hanno costretto ad abbandonare questa suo hobby. Da circa 4 anni, con i figli diventati grandi e meno bisognosi delle mie attenzioni (ma sempre fonti di preoccupazioni come per il lavoro che non si trova), ha deciso di riprendere a scrivere.
Abbiamo avuto modo di parlare con Franco Mieli, il quale ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande in merito al nuovo inedito.
Quando è nata l’idea di scrivere un noir come “Ombre Pagane”?
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“Ombre Pagane” è il risultato finale della mia passione per l’archeologia e delle molte visite a siti archeologici da me compiute nel corso degli anni. L’idea di ambientare le scene di un noir in posti del genere mi è venuta il giorno che sono andato a Nemi a vedere il Tempio di Diana. Mi ha colpito l’abbandono di quel sito così importante nell’antichità, coperto di erbacce e quasi inglobato in un agriturismo. Così, dopo aver letto il mito del Rex Nemorensis nel libro di James Frazer “Il Ramo d’Oro”, che riguarda un’antichissima tradizione radicata proprio nel bosco di Nemi, sono tornato da solo sul posto. Mi sono seduto in terra in mezzo alle rovine e ho cominciato a popolarle di personaggi, a muovere situazioni, a immaginare i duelli che si sono svolti lì per migliaia d’anni. Così è nato il primo capitolo di questo romanzo.
La figura del maggiore Massimo Cerci è ben caratterizzata e definita. Raccontaci come nasce questo personaggio.
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In verità la nascita del maggiore Cerci è di molto tempo anteriore alla scrittura di “Ombre Pagane.” In primis è stato il protagonista di un paio di racconti che ho inviato senza fortuna a dei concorsi letterari, “Il gladio dei Marsi” e “Il tufo verde”. Poi l’ho inserito come protagonista del racconto lungo “Zanne” nel mio primo libro edito sempre da Montecovello, “Lupi nella nebbia-Zanne”, con il sottotitolo due racconti noir di Franco Mieli. Romano, vicino alla quarantina, il maggiore Massimo Cerci è un ufficiale dei Carabinieri appartenente al Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale, un nucleo che si occupa del recupero delle opere d’arte e fronteggia il depauperamento del nostro grande patrimonio artistico a opera di ladri e ricettatori. E’ approdato al nucleo T.P.C. dopo aver prestato servizio nei paracadutisti del battaglione Tuscania, due anni in Afghanistan e successivamente come comandante di compagnia a Palermo. E’ senz’altro un uomo intelligente, ha due lauree, una in legge e l’altra in archeologia. Sportivo, salutista, dotato di una spiccata sensibilità artistica. Tuttavia è un uomo tormentato, soffre d’incubi notturni e attacchi di panico originati da tragiche vicende del suo passato. Non esiterà a calpestare il giuramento prestato anni prima pur di compiere la sua vendetta. Mi è venuto in mente in maniera casuale, quando ero alla ricerca dell’investigatore che non incarnasse lo stereotipo dell’eroe senza macchia e senza paura.
Passiamo alle ambientazioni. Le pagine del romanzo sono piene di riferimenti a importanti siti archeologici di Roma e del Lazio.
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Come già detto in precedenza il romanzo è ambientato in diversi scenari della Roma antica e del Lazio mitologico. L’incipit si svolge a Nemi, sui resti di quello che fu un famoso tempio dell’antichità: Diana. Il secondo capitolo ci proietta in una Ostia Antica notturna dove i riti crudeli di quella che fu la più progredita civiltà del mondo antico tornano in vita. Si prosegue in un’incalzante sequenza con il Teatro di Marcello, le Terme di Caracalla, la Basilica di San Nicola in Carcere, il Lucus Feroniae vicino Capena, per terminare con un finale a sorpresa su una piccola montagna a 30 chilometri da Roma dove antichi eremi cristiani celano insospettabili segreti.
Raccontaci brevemente la trama
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Il libro prende il via da un atroce delitto a Ostia Antica e dal contemporaneo ritrovamento di una lastra funeraria su cui è incisa una misteriosa profezia nei sotterranei di un’antica basilica. Da questi due avvenimenti si sviluppa l’indagine del maggiore Massimo Cerci e del maresciallo Coletta, indagine che li porterà ad addentrarsi nel misterioso mondo di una setta pagana che ha origine in un lontano passato, sopravvissuta fino ai nostri giorni, durante i quali si dovranno verificare gli eventi predetti dalla oscura profezia incisa sulla lastra. Proprio per dare attuazione a questi eventi la terribile setta uscirà allo scoperto dando il via a una sequenza di azioni efferate che raggiungeranno il culmine proprio sulla montagna sacra.
Per finire, bolle in pentola qualche nuovo progetto?
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Ho già in mente il terzo romanzo in cui sarà protagonista ancora una volta il maggiore Cerci. Questa volta l’investigatore indagherà su un omicidio che è rimasto famoso, commesso in un passato non troppo recente, aiutato da un ragazzo dai poteri speciali. Ma di più non voglio svelare, anche perché neanche io so esattamente come andrà a finire.
E’ possibile acquistare i libri di Franco Mieli, presso i rivenditori Feltrinelli su www.bookrepublic.it, su www.lafeltrinelli.it e su www.ibs.it.
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