Il 7 settembre 1940 la battaglia d’Inghilterra, in atto già da mesi, si trasformò nella battaglia di Londra quando una pioggia di bombe colpì la città a seguito dell’attacco dell’aviazione tedesca. I principali obiettivi erano le installazioni portuali, ma nei giorni successivi non furono risparmiati bombardamenti senza obiettivi ben precisi. Quando Hitler iniziò questo scontro diretto contro gli inglesi era convinto che gli avversari stessero per andare incontro alla disfatta e proprio per questo cercò l’affondo finale. Ma l’aviazione inglese (RAF – Royal Air Force) rispose sempre a quella tedesca (Luftwaffe) nonostante fosse altamente sottovalutata.
A inizio mese Hitler ordinò un cambio di strategia e quel 7 settembre furono ben 625 bombardieri e 648 caccia a puntare la Capitale e a farla esplodere ripetutamente al tramonto. Un vero e proprio attacco psicologico che durò fino al 5 ottobre e che portò alla morte di 7mila persone e al ferimento di altre 10mila. Per gli storici in quasi un mese furono lanciati 50 milioni di libbre di esplosivo. Ma la RAF entrò in azione e riuscì a sorprendere i tedeschi, ormai convinti di avere forza maggiore e di essere sul punto di far chiedere la pace ai principali nemici. E alla fine il Führer fu costretto ad accettare l’impossibilità di neutralizzare la RAF. La battaglia d’Inghilterra fu il primo fallimento tedesco nella seconda guerra mondiale e fu fondamentale per far ricredere gli americani sulla vittoria, data quasi certa a causa della supremazia dimostrata fino a quel momento, dei nazisti.