Le Regioni sono in rivolta e in allarme per i tagli decisi dal governo Renzi che, a loro dire, mettono a rischio la Sanità. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi avverte: “Discutiamo con tutti, figuriamoci se non discutiamo” con i governatori. “Le Regioni facciano la loro parte» anche perché «hanno qualcosa da farsi perdonare”. Parlando della legge di stabilità al Tg1, Renzi precisa di riferirsi al “comportamento di alcuni consiglieri regionali”, quindi agli scandali sui rimborsi delle spese dei fondi pubblici regionali che hanno coinvolto l’ex consigliere del Pdl del Lazio Franco Fiorito.
“L’unico modo per combattere la disoccupazione non è scendere in piazza a protestare ma mettere le aziende in condizione di assumere. C’è chi vuole occupare le fabbriche. Ecco: io voglio aprirle“, ha aggiunto Renzi riferendosi alle tensioni a Torino al corteo della Fiom.
Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte, ha annunciato che è pronta una proposta per rispettare il saldo dei 4 miliardi di tagli. “Il tema è complesso”, dice, “quindi basta con i tweet, vediamoci per risolverlo”. Il vicesegretario del Pd Debora Serracchiani, è convinta che si troverà un punto di equilibrio. Però la preoccupazione dei governatori è molto forte: Roberto Maroni, governatore leghista della Lombardia, si dice indisponibile a fare l'”esecutore testamentario” della sua regione. Chiede perciò di escludere la sanità dal progetto, altrimenti sarebbe come consegnare le chiavi delle Regioni a Palazzo Chigi, aggiunge il presidente della Puglia Nichi Vendola.
Si è parlato dell”ipotesi di un incontro tra Governo e Regioni giovedì 23. Le Regioni avanzeranno proposte sulle quali dialogare con il Governo. In ogni caso non si conosce ancora la manovra appena licenziata dal Governo che fa alzare di molto i toni del confronto, dovremo quindi aspettare lunedì, presumibilmente, ovvero quando la trasmissione al Parlamento renderà nota la versione ufficiale. Le Regioni e i Comuni si lamentano di una nuova ondata di tagli e tentano di aprire vie di dialogo, ma il premier insiste: “Figuriamoci se non parliamo con i presidenti delle Regioni. Ma tagliare i servizi sanitari sarebbe inaccettabile. Piuttosto si tagli qualche Asl o qualche nomina di primario“.
Renzi continua: “Le Regioni facciano la loro parte anche perchè qualcosa da farsi perdonare ce l’hanno“. Quindi: “Le famiglie hanno pagato, ora paghino anche le regioni”. Giorgio Napolitano, intanto, di fatto blinda la Legge di Stabilità esprimendo un giudizio lusinghiero per il lavoro governo: “La manovra“, dice, “contiene un riconoscimento ampio e ci sono misure importanti per la crescita, sia direttamente per quel che riguarda le politiche di investimenti, sia indirettamente per quello che riguarda la riduzione della pressione fiscale“. “Penso che le posizioni prese con notevole nettezza dal governo italiano, ma non solo dall’Italia, vadano nel senso di un forte rilancio delle politiche per la crescita“. Crescita che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan invoca per il bene comune e per quello dei conti: “Senza la crescita non avremo mai conti pubblici in ordine e saremo sempre in balìa delle tensioni dei mercati“.
Ma i sindacati sono convinti che l’effetto finale del mix di Renzi sarà comunque recessivo. I parlamentari di tutti gli schieramenti affilano già le armi. Anche perché c’è la paura che i tagli si possano trasformare in meno servizi oppure in più tasse locali per i cittadini. Ma la controproposta delle Regioni sarebbe già pronta. Resta comunque il problema dei 4 miliardi di tagli. Toni molto alti negli scontri che stanno avvenendo a questo proposito. Il presidente della Lombardia Roberto Maroni minaccia addirittura la chiusura di almeno 10 ospedali. Inoltre arriva un’altra proposta dal vicepresidente vicario dell’Anci, Alessandro Cattaneo: ok ai tagli ma Renzi abolisca l’articolo 18.
Annamaria Furlan, segretario della Cisl, è preoccupata per gli statali: ” Inaccettabile la mancanza di fondi per rinnovare i contratti“. Per questo il dibattito politico sisurriscalda in attesa che il testo riguardo la manovra licenziata approdi a Montecitorio e poi in commissione Bilancio, che rappresenta la vera fucina dei cambiamenti legislativi. Non poteva mancare inoltre la questione del Tfr, la cui norma risulta essere anche la più presa di mira. In ogni caso il presidente dell’Abi Antonio Patuelli assicura che le banche sono pronte a fare la loro parte.
17 ottobre 2014
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