Il terremoto dell’Irpinia si è verificato il 23 novembre 1980 e ha colpito la Campania centrale (542 comuni), la Basilicata centro-settentrionale (131 comuni) e la Puglia (14 comuni). Tutto è accaduto una domenica sera, precisamente alle 19.34, quando per un minuto e mezzo la terra ha tremato e ha distrutto interi paesi, che inevitabilmente si sono trasformati in scenari di morte.
Il terremoto dell’Irpinia non si può dimenticare perché ancora oggi alcune zone non sono accessibili a causa della mancanza di collegamenti, perché è stato un evento che ha cambiato la geografia italiana, perché è stato simbolo della vergogna italiana e perché ancora oggi ci sono famiglie che ne pagano le conseguenze. Sì, perché se è vero che i comuni distanti dall’epicentro sono stati ricostruiti velocemente (parliamo di comuni che non hanno subìto grandi danni), è altrettanto vero che quelli più colpiti, quelli della cosiddetta area cratere, sono stati lasciati ad abbandonati alla propria sorte per troppo tempo.
Ma torniamo ai fatti del terremoto dell’Irpinia: la forte scossa di magnitudo 6,9 Richter ha colpito una zona molto estesa, dall’Irpinia al Vulture, per un totale di 17.000 km², e ha interessato 679 Comuni, di cui 506 danneggiati (103 comuni di Avellino, 66 di Salerno, 45 di Potenza). I Comuni più colpiti sono stati Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia, Calabritto e Santomenna, ma gli effetti si sono fatti sentire anche a Napoli, città in cui sono crollati molti edifici, Poggioreale e altre pprovince campane. Danni che hanno causato la distruzione di 20.000 alloggi nei 36 comuni dell’epicentro, che poi sono stati considerati irrecuperabili; altri 50.000 alloggi di Potenza e Salerno hanno subìto danni medio-gravi, mentre altri 30.000 sono stati colpiti lievemente.
Il dramma però ha riguardato la valutazione dei fatti avvenuti e i soccorsi: a causa dell’interruzione delle telecomunicazioni non è stato possibile lanciare l’allarme e il disastro causato dal terremoto è stato sottovalutato, tanto che le reali conseguenze sono state verificate solo a partire dalle prime luci dell’alba. Solo il 25 novembre le testate giornalistiche hanno iniziato a ridimensionare l’evento e quelle che prima erano “centinaia di vittime” si sono trasformate in “migliaia”.
Drammatica la questione dei soccorsi, che a causa dell’assenza di un’organizzazione coordinatrice (non esisteva ancora la Protezione Civile) nessuno è stato in grado di intervenire tempestivamente e i fatti sono stati sottolineati con vergogna anche da Sandro Pertini, al tempo Presidente della Repubblica, che è stato il primo a denunciare la totale assenza reattività dei soccorsi, arrivati solo dopo cinque giorni. Poi anche il cattivo stato delle infrastrutture ha contribuito a far ritardare l’arrivo degli aiuti.
Tante le polemiche intorno al terremoto dell’Irpinia e molte hanno riguardato gli eventi successivi, quella della ricostruzione, che sono stati macchiati da casi di speculazione venuti alla luce grazie a varie inchieste della magistratura, che ha fatto sapere di molti casi di dirottamento dei fondi verso aree che non ne avevano diritto. A causa di questi dirottamenti i comuni colpiti si sono moltiplicati e dai 339 paesi iniziali il numero è lievitato fino a contarne 643 con un decreto di Forlani, per poi arrivare a toccare quota 687.
90 secondi quelli del terremoto dell’Irpinia, che ci ha fatto contare 2.914 morti, quasi 9.000 feriti e ha causato lo sfollamento di circa 280.000 persone.