Dario Fo, autore, attore e regista drammatico italiano, è nato il 24 marzo 1926 a Sangiano (provincia di Varese) da Felice Fo, un ferroviere, e Pina Rota, una contadina. La sua era una famiglia antifascista e per questo negli anni a seguire si creò una grande polemica quando si scoprirono i suoi trascorsi nelle file dell’esercito fascista, prima come addetto alla contraerea a Varese e poi come paracadutista nelle file del Battaglione Azzurro di Tradate.
Dario Fo studiò all’Accaddemia di Belle Arti di Brera, poi si iscrisse ad Architettura, ma lasciò gli studi, iniziò a esibirsi sul palco e a collaborare con la RAI. Era il 1953 quando si rivelò con la rivista satirica “Il dito nell’occhio”, scritta e interpretata da Franco Parenti e Giustino Durano. Quelli furono anche gli anni in cui conobbe Franca Rame, attrice che sposò il 24 giugno 1954 e con la quale trascorse la sua vita, fino alla morte di lei (29 maggio 2013). Dalla loro unione nacque Jacopo. I suoi testi trattarono sempre di più temi soci-politici e proprio per questo “Sani da legare” fu sottoposto a censura.
Fondò la Compagnia teatrale Dario Fo-Franca Rame e la continua censura portò i due a preferire il teatro alla televisione (lui nel frattempo aveva anche provato l’esperienza cinematografica diventando co-sceneggiatore e interprete nel film “Lo svitato” di Carlo Lizzani). A cavallo tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta produsse diverse farse e recitò nei luoghi più disparati: teatri, piazze, fabbriche, ovunque potesse trovare un pubblico di proletari e non borghese. Dal 1968 si dedicò – insieme al gruppo teatrale Nuova Scena prima e con il Circolo la Comune poi – a una nuova “missione”: ridare al teatro la valenza sociale che aveva un tempo. Tra il 1969 e il 1970 scrisse “Mistero buffo”, una delle sue opere più conosciute, che raggiunse un successo tanto elevato da essere riproposto anche negli stadi.
La morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli gli ispirò la scrittura di “Morte accidentale di anarchico”, opera con la quale tornò a scrivere di politica. Nel 1974 Einaudi pubblicò parte delle sue commedie e nel 1977, dopo 15 anni di assenza, tornò in televisione con il programma “Il teatro di Dario Fo”, col quale riuscì a farsi apprezzare anche dal pubblico che lo conosceva di meno. Ma il programma fu anche contestato dal Vaticano, che non apprezzò il modo in cui vennero trattati i temi ecclesiastici in “Mistero buffo”.
L’attività politica portata avanti portò lui e Franca Rame a difendere apertamente alcuni attivisti poi condannati (alcuni per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi), ma fece sì che la moglie fosse rapita e violentata da alcuni neofascisti. La vicenda fu anche portata in scena nell’opera “Lo sturo”, parte dello spettacolo “Tutta casa, letto e chiesa”.
Negli anni Ottanta continuò a produrre opere teatrali, ma si occupò anche di didattica (nel 1987 pubblicò il “Manuale minimo dell’attore”) e di tv (partecipò allo sceneggiato “I promessi sposi” . Celebrò la scoperta dell’America con “Johan Padan a la descoverta de le Americhe” e nel 1997 ricevette il premio Nobel per la Letteratura “perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi“. Ma l’assegnazione non mise tutti d’accordo e, infatti, si crearono due fazioni ben distinte anche in questo caso: da una parte quelli a favore e dall’altra quelli contrari.
Lui, che molti decadi prima aveva abbandonato gli studi, ricevette diverse lauree honoris causa (Università di Wolverhampton, Sorbona e La Sapienza), continuò anche a produrre testi teatrali e divenne consigliere comunale di Milano. Successivamente ha manifestato il proprio appoggio alla lista Rivoluzione civile di Ingroia e al Movimento 5 Stelle di Grillo, con cui scrisse anche il libro “Il Grillo canta sempre al tramonto – Dialogo sull’Italia e il Movimento 5 Stelle”.
Il suo primo romanzo è datato 2014 e si intitola “La figlia del Papa”, mentre nel 2015 ha pubblicato “Un uomo bruciato vivo”, insieme alla figlia di un operaio bruciato vivo dal datore di lavoro nel 2000, e “C’è un re pazzo in Danimarca”, suo secondo romanzo.