La scuola ci ha insegnato a interpretare la storia come una successione di fatti: mutamenti di governo, discordie intestine e conquiste sono state da sempre il tema delle nostre interrogazioni riguardanti la Roma antica ma a poco a fare i conti con il calendario romano.
In realtà, non meno importanti per conoscere davvero affondo la cultura romana – romana intesa come cultura romana antica – sono le festività e le religioni, che tanto hanno regolato la società cui voglio accennare.
Un aspetto ampiamente trascurato è come i Romani scandissero il decorrere del tempo e come questo fosse suddiviso in relazione all’organismo religioso e la solennità di un dato momento. Soprattutto, di come molte fossero figlie di una tradizione a sé stante, oppure importata e quindi risultati di commistioni con altre civiltà.
I sacrifici alle divinità, i culti, hanno da sempre regolato la vita – a dir la verità molto più ieri che oggi – dei popoli. Non si andava in guerra senza il favore degli dei, senza che dalle viscere di questo o quell’animale sacrificato sull’altare.
Ma questa o quella manifestazione religiosa, seppur presa singolarmente, se tanto spiega il dato momento, va sempre considerata all’interno di un insieme e di una filosofia. L’anno romano aveva un senso non solo nelle sue parti ma anche e specialmente nel suo insieme. La vita di Roma antica, del resto, è fatta di credenze, in parte dicerie e non ultimo di profondo rispetto per le divinità simili a uomini tra gli uomini.
Il calendario Maffei – Tra i vari calendari romani giunti sino a noi, il meno incompleto e sicuramente il Calendario dei Maffei, così chiamato perché appartenuto al vescovo Maffei, già segretario del cardinale Farnese; altri, come quelli di Preneste, di Capranica, d’Amiterno, Anzio, Esquilino Vaticano, Alifano, degli Arvali e Ceriti, sono sì importanti ma sono ne rimangono solo parti e stralci. Ciò non significa che sono meno importanti, tutt’altro: il calendario Maffei in tal senso avrebbe poco significato senza il loro contributo e questo poco aiuterebbe ad approfondire il tema degli eventi religiosi che scandivano l’anno romano.
Augusto – Augusto imperatore ebbe il merito di riordinare in gran parte le festività religiose della Roma antica, questo perché molti dei calendari citati sono contemporanei o posteriori alle riforme augustane. Senza contare che di questi calendari romani ne esistono oltretutto due versioni speciali: il rustico e il Filocaliano, in nome quest’ultimo della scritta che lo precede, Philocalus titulavit, risalente al IV secolo dell’Era volgare.
Rustico – Il primo in particolare non indica la serie dei giorni, ma fa riferimento ai lavori nei campi, alle feste principali e il nome tutelare di ciascun mese. Quest’ultima caratteristica, a onor del vero, rappresenta la traccia di più antica tradizione per i calendari romani, visto che quei nomi non corrispondo alle feste dei rispettivi mesi, feste che in linea di massima sono invece uguali a quelle degli altri calendari. In ogni caso, la serie delle divinità sono: Gennaio – Giunone, Febbraio – Nettuno, Marzo – Minerva, Aprile – Venere, Maggio – Apollo, Giugno – Mercurio, Luglio – Giove, Agosto – Cerere, Settembre – Vulcano, Ottobre – Marte, Novembre – Diana, Dicembre – Vesta.
Filocaliano – In questo calendario si fa già riferimento alla settimana cristiana ed è in gran parte influenzato, nella sua composizione, dalla nuova religione monoteistica, con significativi mutamenti all’interno delle festività che invece erano proprie dell’antica civiltà romana.
Conclusione – Posso già immaginare alcune vostre riflessioni e una su tutte: in verità non ci hai detto ancora nulla. E qui viene il bello: in realtà il mondo che sta dietro l’evoluzione del calendario romano è così vasto che va preparata una base solida su cui muoversi prima di andarla a raccontare nel dettaglio. Cosa che inizierò a fare nel prossimo articolo.