Secondo i pm Giuseppe Pignatone e Giovanni Musarò l’inchiesta bis riguardante il caso Cucchi si chiude con una sentenza chiara: fu omicidio preterintenzionale. Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, i carabinieri che arrestarono il geometra nell’ottobre del 2009. Nessuna morte casuale.
Stefano Cucchi non è morto per cause ignote o di epilessia, ma è morto a causa degli uomini che lo presero in custodia e che lo pestarono a forza di “schiaffi, pugni e calci” causando “una rovinosa caduta con impatto al suolo in regione sacrale”. E queste botte, aggiunte alla “condotta omissiva dei sanitari che avevano in cura Cucchi presso la struttura protetta dell’ospedale Sandro Pertini, ne determinavano la morte”. Con loro, accusati di calunnia e falso verbale di arresto Roberto Mandolini, maresciallo che nel 2009 era a capo della stazione dei carabinieri Appia che procedette con l’arresto, e il carabiniere Francesco Tedesco, mentre Vincenzo Nicolardi è stato accusato di calunnia.
Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, decise da subito di combattere questa battaglia per avere verità e giustizia in merito alla morte del fratello e oggi ha commentato così la sentenza e ha ringraziato l’avvocato che ha deciso di aiutarla in questi anni:
“I carabinieri sono accusati di omicidio, calunnia e falso.Voglio dire a tutti che bisogna resistere, resistere, resistere. Ed avere fiducia nella giustizia.
Ma devo dire grazie soprattutto a questa persona”.