Genzano, 24 ottobre 2013 – Avete mai sentito parlare dell’onoterapia? Sicuramente avrete sentito parlare di pet therapy. No? Beh, allora questa è la migliore occasione per conoscere più approfonditamente un mondo in continua espansione ed evoluzione, il quale sta permettendo a migliaia di persone di “riconquistare” la propria vita.
Molti associano il termine pet therapy a cani, gatti e cavalli. Ma a Genzano, le cose si fanno in maniera diversa ed i principali protagonisti sono gli asini. Presso l’ospedale “Fatebenefratelli”, infatti, è in corso di sperimentazione questa terapia (già ampiamente diffusa in paesi come gli Stati Uniti o la Francia), la quale prevede l’affiancamento degli animali a pazienti affetti dal morbo di Alzheimer od autismo.
Spesso l’asino viene associato ai concetti di fatica e lavoro, ma in realtà le sue caratteristiche lo fanno più assomigliare ad un vero e proprio animale domestico, vista la facilità di addestramento. Inoltre, il carattere docile e mansueto lo rendono ideale per lavorare con pazienti “delicati”.
La terapia è coordinata da Giovanni Carratelli, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta per quanto riguarda i problemi di autismo, e da Massimo Marianetti, neurologo e psicoterapeuta che si occupa dei pazienti portatori di Alzheimer: «I ragazzi – spiega Carratelli – sono in genere restii ad essere coinvolti nelle attività sociali, mentre con gli asini si crea subito un rapporto non verbale, in cui la comunicazione passa principalmente attraverso lo sguardo. Il lavoro che facciamo, prevede attività pratiche come dare da mangiare all’asino, spazzolarlo o farlo passeggiare. Abbiamo ricevuto riscontri positivi anche da parte dei genitori che hanno riscontrato un aumento dell’autostima e dell’equilibrio psicologico dei loro figli».
Anche i malati di Alzheimer dimostrano di ottenere benefici dall’interazione con gli asini: «I pazienti con cui stiamo lavorando – conferma Marianetti – hanno mostrato un miglioramento sensibile dal punto di vista cognitivo e comportamentale. Le sensazioni calmanti ricevute dagli animali li hanno fatto diventare più presenti a se stessi, guadagnando anche in concentrazione e tranquillità. Tra gli effetti a lungo termine, sono stati registrati miglioramenti nel ritmo sonno-veglia e i familiari hanno osservato una riduzione dell’aggressività. Siamo molto soddisfatti anche noi come sanitari, perché anche il personale medico si arricchisce molto, sia per quanto riguarda il rapporto umano con il paziente, sia per quanto riguarda la professionalità grazie alla migliore comprensione della malattia».
Per informazioni è possibile contattare il centralino dell’ospedale al numero 06.937.381.