Roma, 22 ottobre – Continua il fenomeno dell’infibulazione e delle mutilazioni genitali sulle bambine, nonostante il calo dell’1% in Eritrea, l’Unicef rivela che sono ancora 125 milioni le bambine sottoposte a queste pratiche barbare e circa 30 mila verranno sottoposte nei prossimi dieci anni.
Inoltre la maggior parte dei casi non rientra nelle statistiche soprattutto in Colombia e nei Paesi africani della diaspora.
Da oggi al Parco della Musica di Roma la conferenza internazionale dedicata all’avvio della nuova fase della campagna per l’eliminazione delle mutilazioni e dell’infibulazione, a cui parteciperà il ministero degli Esteri Emma Bonino.
Queste pratiche sono diffuse quasi universalmente in Gibuti, in Egitto, in Guinea e in Somalia e invece colpiscono l’1% delle bambine in Camerun e Uganda, inoltre l’Unicef sottolinea che non si tratta di interi Paesi, ma per etnie che adottano o no queste pratiche.
Queste mutilazioni sono considerate violazioni ai diritti civili, esse risalgono a pratiche ancestrali più che di origine religiose, inoltre per quanto le donne siano contrarie a queste pratiche poi faticano a dichiararsi contrarie se il gruppo di cui fanno parte si aspetta che sottopongano le figlie a infibulazioni. Ci sono anche molte probabilità che una donna sottoposta a mutilazioni vi sottoporrà anche la figlia, per perseguire nella pratica e invece una donna che non le ha subite tende a non sottoporvi le figlie.
La conferenza di Roma si propone quindi di affrontare il problema in termini ampi, come i contesti politico-sociali a cui le donne sono sottoposte e anche a fare in modo che tutti i Paesi legiferino contro le pratiche di infibulazione e mutilazione genitale, una pratica barbara e irrispettosa della natura di donna e di essere umano.