Roma, 17 ottobre – L’Italia nel mirino della Commissione europea per la differenza delle pensioni fra uomo e donna. Sarebbe, infatti, in procinto l’apertura di una procedura d’infrazione per la norma che ne fissa le differenze tra i sessi negli anni contributivi necessari ad ottenere il pensionamento anticipato. A riferirlo l’agenzia di stampa Ansa che annuncia che giovedì sarà decisa la messa in mora di Roma.
Un contenzioso del genere era già stato aperto nel 2010 con un vero e proprio ultimatum, sempre per la situazione del pubblico impiego. La questione venne allora risolta dal governo attraverso la riforma che portò anche per le donne, a partire dal 2012, l’età pensionabile a 65 anni. Alla base della decisione c’è una sentenza dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea emessa il 18 novembre 2010 (C-356/09), che sottolineava come un datore di lavoro di diritto pubblico abbia la facoltà di licenziare gli impiegati che abbiano maturato il diritto alla pensione di vecchiaia per promuovere l’inserimento professionale di persone più giovani, darebbe un «vantaggio» di cinque anni per le donne, che maturerebbero prima il diritto alla pensione di vecchiaia. Per la Corte questo costituisce una discriminazione basata sul sesso, e vietata dalla direttiva 207 del 1976 che, definendo l’applicazione della parità di trattamento, «implica l’assenza di qualsiasi discriminazione fondata sul sesso ».
A breve, quindi, secondo le modalità di messa in mora, verrà inviata al Governo una lettera con richiesta di delucidazioni entro due mesi.