Roma, 5 novembre – Così fan tutti, anche i più insospettabili, anche gli ottimi predicatori. Così, dovendo selezionare fra oltre 20mila curricula inviati per la candidatura come assistente personale, la grillina Barbara Lezzi, quarantenne leccese, considerata tra le attiviste più vicine a Beppe Grillo, ha deciso di assumere come portaborse la figlia del compagno. Non esattamente una scelta basata sulla meritocrazia, anche se la senatrice sostiene: «Noi non abbiamo stabilito nessuna norma interna se non quella prevista dal Senato. Che prevede che non vengano assunti familiari, conviventi, parenti o affini». «Io tra l’altro- continua – ho assunto non il padre, ma la figlia, che è una ragazza laureata in Economia, e io sono vicepresidente della commissione Bilancio».
Tutto normale per la Lezzi che non sembra avere problemi ad affrontare la discussione e il video dei suoi chiarimenti finisce su You Tube, peraltro dalla stessa condiviso su Facebbok. Verrebbe spontaneo pensare che non si tratti di un caso isolato ma quando è qualcuno del M5S a inciampare così platealmente, la notizia fa sempre più scalpore. E in questo caso possiamo parlare di scivolone bello e buono perché nel documento firmato da tutti i candidati alle elezioni politiche 2013, infatti, al punto 8 ogni candidato si «impegna a utilizzare sempre un criterio meritocratico nella selezione di qualsiasi posizione o incarico di competenza mia o del futuro gruppo parlamentare, utilizzando dove possibile un bando pubblico che preveda la massima trasparenza sui nomi e sui curriculum dei candidati e dei criteri di scelta adottati. Mi impegno inoltre a non selezionare o far selezionare per tali posizioni i miei parenti e affini fino al quarto grado». Come dire, le buone intenzioni ci sono tutte, almeno all’inizio, peccato che poi si dimentichino strada facendo.