Roma, 17 novembre- Il Fatto Quotidiano lancia l’accusa, ripercorrendo le tappe di Alessandra Gabrielli, militare della Folgore, diventata tossicodipendente in caserma. La donna denuncia lo spaccio e il consumo di droga da parte dei parà italiani, ma tutto cade in nulla e il caso viene archiviato. Intanto l’Onu registra la più alta produzione di oppio a Kabul, sotto diretto controllo della Nato.
Alessandra Gabrielli frequentò il liceo artistico a Genova, dread castani in testa e orecchini sul viso, volevo fare l’artista e percorrere quella strada di ribellione e cambiamento in cui molti ragazzi credono. Ma poi si rese conto che quel consueto ambiente, che doveva portare alla trasformazione della realtà, era più che altro parole e pochi fatti, così cambiò totalmente idea. Si rasò i capelli e tolse gli orecchini e fece domanda per entrare nell’esercito ed esattamente nella brigata Folgore, la prima donna paracadutista in Italia. Nonostante le difficoltà fece presto carriera e iniziò ad andare in missione, prima Kosovo, poi Libano e ancora Nassirya e Iraq. Il peso di una tale scelta però iniziava a farsi sentire, se la vita di caserma è difficile di per sè, è ancora peggiore per la prima e unica donna della squadra. Nel 2007 Gabrielli si trovava nella caserma di Livorno con i suoi compagni, tutti reduci dall’Afghanistan. Si rilassavano insieme e i suoi amici la invitarono a fumare con loro, per sciogliere la tensione, eroina purissima, proveniente proprio dall’Afghanistan. Per Gabrielli è l’inizio della fine, in due anni è tossicodipendente, è costretta a lasciare la divisa e tornare a casa a vivere di espedienti. Finchè i soldi non bastano a comprare la droga ed arriva anche lo spaccio. Il 12 agosto del 2011 i carabinieri la fermano durante una retata contro lo spaccio di droga, le trovano in macchina nove grammi di eroina e 30 grammi in casa, tutta eroina purissima, sicuramente importata ( diranno gli esperti dell’Arma).
Gabrielli viene arrestata e agli inquirenti della squadra investigativa del nucleo operativo dei Carabinieri di Sampierdarena, guidata dal tenente Simone Carlini, racconta che cosa le è successo e come è stata iniziata alla droga.
«Mi hanno iniziato all’eroina alcuni militari della missione Isaf di ritorno dall’Afghanistan. È successo nel 2007 ed eravamo nella caserma della Folgore a Livorno. Ritengo che quello stupefacente, molto probabilmente, venisse portato direttamente dall’Asia ». La donna viene condannata a tre e mezzo per spaccio e detenzione di stupefacenti, le sue scottanti rilevazioni vengono mandate alla Procura militare di Roma.
L’imbarazzo della Difesa è enorme, da donna eroina a schiava dell’eroina, proprio per colpa degli stessi parà. L’allora ministro La Russa non rilasciò dichiarazioni in attesa dei successivi sviluppi dell’indagine, che però non avverranno mai, dato che l’inchiesta venne subito archiviata. Il tribunale militare spiegò l’archiviazione con un problema di attribuzione, infatti non era loro competenza il caso, ma del tribunale civile, visto che si trattava di stupefacenti.
L’italia però può consolarsi, ha infatti alleati illustri in questo. Anche il Canada e l’Inghilterra hanno coperto e archiviato denunce di consumo e spaccio di droga da parte dei militari impegnati in missioni all’estero.
In proposito risultano molto eloquenti le parole del dirigente Onu, Yuri Fedotov «Data la carica che ricopro, rispondo che non ho informazioni in merito, ma se ne riparliamo quando sarò in pensione la mia posizione potrebbe essere diversa ».
E’ stato proprio l’Onu a diffondere i dati sulla produzione di oppio ed eroina in Afghanistan, con un continuo aumento durante l’occupazione dei paesi occidentali, a Kabul la produzione è aumentata del 148 per cento.
In oltre mezzo secolo di storia di interventi armati dell’Occidente per esportare la democrazia, il narcotraffico è aumentato invece di diminuire. Probabilmente l’Italia e suoi alleati pur di sconfiggere un fantomatico nemico hanno sorvolato sul nemico reale, i produttori e spacciatori di droga, spacciatori di morte.