Roma, 13 novembre – Siamo solo alle prime schermaglie. La partita sulla legge di stabilità si sta combattendo a suon di emendamenti. Tuttavia, nelle ultime ore la maggioranza di governo sembra aver trovato un accordo per innalzare l‘area di esenzione dal pagamento dell’IRPEF, portandola sino ai dodicimila euro. Se questa proposta venisse inclusa nella manovra, verrebbero liberati circa 75 euro mensili in più nella busta paga di ogni lavoratore. Una misura che, sicuramente, risulta più incisiva rispetto ai miseri tredici euro mensili decisi dai tecnici del Ministero dell’Economia.
Tuttavia, c’è ancora tempo per cantar vittoria ed immaginare quei soldi in tasca. A frenare circa questa prospettiva, dopo il vice-ministro Stefano Fassina, è anche il sottosegretario all’Economia: Pierpaolo Baretta. Egli, difatti, sbarra la strada alla maggioranza, affermando come la proposta non sia sostenibile: «Dovremo dare una sforbiciata alle diverse propagande».
Lo stesso Fassina ha immediatamente stroncato i due emendamenti presentati dal Partito Democratico e dal Popolo delle Libertà a margine del Consiglio Ecofin dedicato al bilancio UE: «Ci sono emendamenti che offrono convergenze, ma parlare di intesa mi sembra eccessivo». Così ha riferito il vice-ministro da Bruxelles spiegando che, sebbene abbia dato «un’ampia disponibilità al Parlamento a rivedere l’area dei beneficiari della riduzione fiscale», il governo vuole che venga concentrata sui redditi più bassi.
Fassina, difatti, teme che questa operazione sia molto costosa del previsto e non finalizzata esclusivamente ai redditi più bassi, bensì si trasformi in un ampliamento della “No Tax Area” che riguarda tutti. «Non sono sicuro che sia il modo migliore per utilizzare le scarse risorse che abbiamo – dichiara il vice-ministro – le quali, semmai, dovrebbero essere dirottate sui lavoratori e le famiglie più in difficoltà». Dunque, a detta di Fassina, allargare la “No Tax Area” riguarderebbe «anche quelli che hanno un milione di reddito».
Ciononostante, si rischia di rimanere impantanati su una fondamentale necessità. Né Fassina, né Baretta vogliono ammettere che l’ampliamento della “No Tax Area”, la quale è fissata ad ottomila euro per i dipendenti e 7.500 per i pensionati, avrebbe un effetto decisamente più consistente rispetto ai tredici euro mensili in più a beneficio dei lavoratori previsti nella manovra approvata dal Consiglio dei Ministri. Secondo i calcoli della maggioranza, il costo del provvedimento sarebbe di 1,8 miliardi di euro circa. Una cifra che il PD ed il PdL avrebbero coperto con i tagli alla spesa delle amministrazioni pubbliche e delle società controllate dalle stesse amministrazioni. In compenso i lavoratori si troverebbero circa 900 euro in più in busta paga ogni anno. Troppo, evidentemente, per Fassina & Co.