Roma, 5 novembre – Parenti serpenti. Non ci sarebbe un titolo migliore per raccontare l’ennesima, triste storia che, ancora oggi, tormenta la memoria di Lady Diana. Sono passati quindici anni dalla tragica morte della “Principessa triste” sotto il tunnel del Pont de l’Alma il 31 agosto 1997. Disgrazia fatale o evento pianificato? I dubbi sono ancora molti. La relazione con il miliardario egiziano Dodi Al-Fayed non era vista di buon occhio dai rispettivi paesi di provenienza della coppia, tanto che l’ipotesi dell’attentato viene ancora percorsa. Una circostanza che ha ulteriormente accresciuto il mito della compianta Lady D.
E c’è chi in famiglia ha fiutato l’affare, senza particolari scrupoli. Lord Charles Spencer, fratello di Lady D, non è rimasto con le mani in mano, trasformando in quattro e quattr’otto la tenuta di Althorp, luogo dov’è seppellita l’ex moglie del principe Carlo, in un albergo di lusso. Un’attività commerciale a due passi dalla tomba che custodisce le spoglie della sorella. Un genio del marketing (?) non avrebbe saputo far di meglio.
Una residenza del XVII secolo destinata a turisti facoltosi: cinquanta posti letto da venticinquemila sterline cadauno. Chi volesse organizzare un matrimonio nelle stanze in cui è ancora vivo il suo ricordo deve sborsarne circa cinquantamila, mentre ne sono sufficienti “solo” dieci per un ricevimento all’interno della sala destinata a galleria. Praticamente una miniera d’oro: la memoria di Diana suscita ancora l’interesse di numerosissime persone su scala globale.
Tuttavia, se a Charles non è mai balenato per la testa di non comportarsi in maniera eticamente corretta, la pulce al naso è venuto a Simone Simmons – amica confidente di Lady D ed autrice di diverse biografie sulla sua storia – la quale ha accusato Lord Spencer di lucrare sulla memoria della sorella e di arricchirsi indebitamente, affittando le stanze di quel che doveva essere l’ultimo luogo sicuro per la principessa.
Un’accusa che, tuttavia, non ha (ancora) suscitato risposte da parte del diretto interessato. Nel frattempo, lo scorso mese di settembre, Spencer ha annunciato di voler chiudere il museo dedicato alla sorella all’interno della residenza, il quale conteneva suoi abiti e gioielli consegnati ai figli di Diana (William ed Harry) una volta che sarà concluso il tour della mostra negli Stati Uniti. Una scelta dettata dal cuore o dalla convenienza? A pensar male si fa sempre bene, tant’è che quest’annuncio, a molti, è suonato come una sibillina manovra di marketing. Difatti, la scelta ha riscosso uno straordinario successo di pubblico ed anche molta stima della gente nei confronti di Charles: tutti erano convinti che l’avesse fatto per chiudere al pubblico il luogo dove la principessa riposa, per eliminare definitivamente le voci sul suo conto che l’accusavano di sciacallaggio.
Ed invece la sensazione se n’è volata via ben presto, proprio come la vita di Lady D: Lord Spencer non aspettava che questo per spalancare le porte della villa ai suoi pochi ma facoltosi clienti. Essi dormiranno a pochi metri dalla tomba-mausoleo della principessa, la quale si trova in un’isola dell’Oval Lake, all’interno della tenuta. Una mossa non inedita nel repertorio di Spencer, il quale non è nuovo a simili trovate commerciali: nel 2010, infatti, ha raccolto ben ventuno milioni di sterline vendendo una collezione di quadri ed antichità custoditi all’interno della proprietà.