Roma, 21 dicembre – Protesta estrema al Cie di Ponte Galeria a Roma. Quattro magrebini si sono, infatti, cuciti la bocca con una graffetta ricavata da un accendino e con il filo di una coperta. La protesta deriverebbe dal protrarsi della permanenza all’interno della struttura. I feriti sono stati immediatamente soccorsi dalle guardie, visitati e medicati da un medico. La situazione è poi tornata alla normalità.
«Non è la prima volta che avvengono proteste di questo genere – spiega l’avvocato Salvatore Fachile, che difende alcuni migranti trattenuti nel Cie – Il problema è il fatto di essere privati della libertà senza aver commesso alcun reato. Stanno lì in attesa e ogni momento è buono per essere messi su un aereo».
Circa le condizioni generali del trattenimento, prosegue, «ho raccolto testimonianze molto pesanti ma è chiaro che, anche di fronte ad abusi, i migranti non denunciano perché anche quando escono dal Cie sono senza permesso di soggiorno e vedono ogni rapporto con lo Stato come un pericolo. E’ lo stesso motivo per il quale non ci sono denunce da parte dei migranti che subiscono condizioni impossibili sul lavoro o da parte delle tante donne straniere che subiscono violenze o molestie sessuali: hanno paura a rivolgersi alle forze dell’ordine, perché per prima cosa verrà loro chiesto il permesso che non hanno».
Il legale parla anche del sospetto che vengano usati psicofarmaci. «Ci sono fortissime accuse da parte delle persone trattenute e delle associazioni. – spiega Fachile – E’ chiaro che non esiste nessuna inchiesta che abbia portato alla luce una cosa del genere. Ma non mi stupirebbe se un magistrato riuscisse ad accertarlo, considerando il livello complessivo di violazioni dei diritti umani. Non sarebbe incoerente col quadro complessivo».