Roma, 28 dicembre – La situazione ipotizzata la scorsa domenica dopo il lancio delle colombe da parte di Papa Francesco è più grave di ciò che si pensa. In seguito alla liberazione, infatti, le due colombe sono state aggredite e uccide da un corvo e un gabbiano. Una scena raccapricciante per gli spettatori presenti. Eppure non è finita qui. Sono infatti circa 40mila i gabbiani che sorvolano la città di Roma, invasa letteralmente dai volatili. Questi gabbiani reali e cornacchie sembrano aver scelto Roma non più come luogo di passaggio ma come fissa dimora. La ragione? La spazzatura. «Altro che cercare di impedire al Papa di lanciare colombe dalla finestra di piazza San Pietro – ribatte all’Enpa (intervenuto in difesa delle colombe), il deputato Pd, Michele Anzaldi – Il caso del volatile simbolo della pace finito vittima di gabbiani e corvi è l’ennesima conferma che il problema dei gabbiani a Roma sta assumendo dimensioni enormi, e peggiorerà con la chiusura definitiva della discarica di Malagrotta». Lo scenario disegnato da Anzaldi per l’immediato futuro è agghiacciante: «Ci saranno migliaia di gabbiani che si riverseranno inevitabilmente sulla capitale. L’ecosistema cittadino verrà stravolto, gli stessi romani saranno in pericolo». Secondo Cignini il rischio c’è, eccome: «Nel periodo della riproduzione, tra aprile e luglio, i gabbiani diventano violenti e attaccano le persone che si avvicinano per difendere le uova. Gli uccelli più piccoli, come i passeri, i pettirossi, gli scriccioli, stanno sparendo dalla città, predati dai gabbiani».
La storia della presenza romana di questi uccelli risale al ’73 quando una gabbianella zoppicante fu portata da Fulco Pratesi allo zoo. Richiamato dalla sua presenza un gabbiano scese ad accoppiarsi e da quel momento questa specie si è riprodotta esponenzialmente facendo pensare subito a un problema. Inoltre questi volatili sembrano immuni agli ultrasuoni emessi per allontanare gli stormi per cui risulta ancora più difficile risolvere questo problema. L’idea di togliere le uova dai nidi, per impedire la riproduzione, come è stato fatto nella città di Trieste sembra non piacere agli ambientalisti ma, piacevole o no che sia, una soluzione va trovata e anche in fretta perché la primavera è alle porte.